Repubblica: “Covid in Sicilia, sistema in tilt. Tamponi quasi finiti, positivi dimenticati”
L’edizione odierna de “La Repubblica” si sofferma sul covid in Sicilia e sul sistema ormai in tilt.
Tamponi in esaurimento nei magazzini della Protezione civile, nuovi drive- in al palo per esaurimento scorte e carenza di personale, migliaia di contagiati “ sequestrati” a casa. Nell’Isola che ieri ha fatto ingresso in zona gialla, per 54mila positivi isolati a domicilio l’assistenza è a ostacoli e il tracciamento dei contatti stretti è in tilt. In compenso sono scattate le riconversioni dei reparti per fare spazio ai ricoverati Covid. Incalzato da opposizione e alleati, l’assessore Ruggero Razza fa mea culpa su Facebook:
«Si sono accumulati ritardi nelle comunicazioni e qualche disservizio di troppo. Me ne scuso e posso confermare che il servizio per i tamponi è stato più che potenziato».
Le nuove aree per gli screening, però, non sono partite dappertutto. A Palermo ieri è stato aperto il nuovo drive- in all’Istituto zooprofilattico, con 440 test eseguiti fino alle 13, e 71 positivi. Al via i nuovi punti-tampone anche a Termini Imerese e a Cefalù. A Trapani sono stati istituiti cinque nuovi drive-in, ma non sono aperti tutti i giorni per carenza di sanitari e test. A Messina il nuovo hub sarà allestito al mercato rionale di Giostra ma non prima dell’Epifania. Nel Catanese è ancora tutto congelato: le scorte di tamponi e il personale non sono al momento sufficienti per aprire le nuove aree di testing nei comuni che hanno dato la disponibilità.
«In magazzino — spiega Salvo Cocina, responsabile della Protezione civile regionale — ci sono al momento 50mila tamponi». Pochi, considerando che nell’Isola si è toccato il picco di 62mila al giorno alla vigilia di Capodanno. Due terzi sono eseguiti in farmacia e nei laboratori privati, che si approvvigionano per conto proprio. Il resto si fa negli hub e nei laboratori pubblici riforniti dalla Regione. «Ma adesso — assicura Cocina — l’approvvigionamento da parte della struttura commissariale nazionale passerà a centomila test alla settimana». L’ultimo arrivo è datato 31 dicembre ed è in corso la distribuzione per rifornire i nuovi hub.
Da potenziare sono soprattutto le Usca (unità speciali di continuità assistenziale) che assistono a domicilio i pazienti che non hanno bisogno di cure ospedaliere. O almeno dovrebbero farlo. In realtà, con l’aumento dei contagi, il sistema è andato in tilt. « Abbiamo moltissimi pazienti reclusi a casa — accusa Luigi Tramonte, medico di famiglia a Palermo — e non c’è una piattaforma per comunicare con i medici Usca. Manca un coordinamento e i colleghi delle Usca sono stati utilizzati per fare tamponi e vaccini, invece che per seguire i pazienti a domicilio ». La scorsa settimana l’assessorato ha disposto di impiegare nei drive- in e negli hub vaccinali biologi e odontoiatri, attingendo da apposite convenzioni e graduatorie, per destinare i medici alle cure domiciliari. Ma non è bastato a evitare disservizi. Nelle aree metropolitane dovrebbe esserci una Usca ogni 25mila abitanti, una ogni 50mila nel resto del territorio. A conti fatti, sono 153 più 35 scolastiche. Considerando che ognuna ha almeno tre medici e che in Sicilia ci sono più di 54mila pazienti a domicilio, ogni camice bianco ha in carico quasi 100 positivi. E così capita che la telefonata dell’Usca non arrivi tutti i giorni. O addirittura non arrivi mai, nemmeno quando è necessario eseguire il tampone a fine quarantena.