Repubblica: “Corini si racconta: «Ho il fuoco dentro. Ecco nei sogni come vedo il mio esordio al Barbera»”

“Eugenio Corini, domenica sera, a Firenze, lei incitava, si sbracciava, gridava. Sembrava un’altra persone rispetto al giocatore compassato che ricordavamo a Palermo. «Chi mi conosce bene sa che anche a Palermo avevo una grande spinta emotiva e che ho sempre cercato di trasferirla alla gente. Io sono un tipo riflessivo, ma ho il fuoco dentro. Certi atteggiamenti e il linguaggio del corpo sono fondamentali». È l’energia che lei dice di volere trasmettere alla squadra? «Sì, il punto è proprio questo. È importante riuscire a farlo in questo momento nel quale le cose non vanno bene. Si vede tutto molto nero, ma io sono convinto che ci siano risorse importanti. Quando questa energia tornerà indietro a me significherà che avremo creato quel circolo vizioso tra squadra, allenatore e pubblico che ci darà le motivazioni per raggiungere il nostro obiettivo». Energia, fuoco dentro. E dire che Zamparini, in passato, quando gli parlavano di Corini diceva: “troppo giacca e cravatta”. «Chi mi ha seguito in panchina sa bene qual è il mio approccio. Un allenatore deve vivere la partita con i ragazzi. A volte mi piacerebbe giocare anche io. Quando allenavo il Chievo, contro la Juventus, venni espulso perché entrai in campo per accelerare una rimessa». A Firenze crede di essere riuscito a trasmettere questa carica alla squadra? «Abbiamo approcciato bene la partita. Nella prima mezzora, al di là dell’episodio sul fallo su Quaison, la squadra ha difeso con ordine cercava di contrattaccare. Siamo andati sotto e dopo l’1 a 0 abbiamo subito il contraccolpo. Il gran gol di Jajalo ci ha dato la sensazione che l’inerzia fosse dalla nostra parte. Se c’era una squadra in difficoltà quella era la Fiorentina». Poi però è arrivato un gol che non si può prendere «È vero dobbiamo lavorare su questi errori. Serve concretezza e cattiveria agonistica» Torniamo a Zamparini, come lo ha ritrovato? «Nei quattro anni di Palermo il presidente l’ho vissuto poco. L’ho incontrato solo con la squadra. C’è sempre stata chiarezza di rapporto. Al di là di come è finita la nostra storia, gli ho sempre detto cosa pensavo. La sua chiamata per certi versi è stata sorprendente. Non me l’aspettavo. L’ho trovato molto motivato e con la voglia di cambiare una stagione negativa. Vuole portare il Palermo alla salvezza che città e tifoseria meritano». Quando ha realizzato l’idea che quella panchina che aveva inseguito per tanto tempo adesso era sua? «A Firenze. Di pomeriggio, quando mi sono preparato prima della merenda e della riunione tecnica. Mi sono guardato, mi sono visto con la divisa del Palermo e mi sono detto: ci siamo. Parte una nuova avventura. È stata una emozione che ho vissuto con lucidità e senso di responsabilità che deve avere chi svolge il mio ruolo. Io ce la metterò tutta per farcela». Cosa le ha detto sua moglie che è palermitana quando ha comunicato a casa che avrebbe allenato il Palermo? «Quando è arrivata la telefona è stato molto emozionante, ma ancora dovevo parlare con Zamparini e poteva succedere di tutto. Quando sono uscito da casa del presidente, ho chiamato casa e tutta la mia famiglia naturalmente era felicissima». Mi racconta quel mercoledì a casa del presidente? «Ero a casa e Zamparini mi ha chiamato chiedendomi se potevo raggiungerlo. La partita stava terminando e ne abbiamo visto un pezzo insieme. Poi abbiamo iniziato una chiacchierata durata due ore e mezzo alla fine della quale il presidente ha voluto e trovato l’accordo». Non crede che la gente possa attendersi troppo da lei? «La gente di Palermo la conosco troppo bene. È la mia gente. Ne conosco ogni sfaccettatura. Dobbiamo fare in modo che l’amore per la squadra si riaccenda e io farò di tutto perché questo accada». Uno scherzo del calendario la farà esordire al “Barbera” proprio contro il Chievo. «È incredibile. Nel calcio succedono delle cose che pensi siano impossibili. Poteva succedere contro ogni squadra e invece è capitato il Chievo. Per me però è fondamentale quello che vale questa partita. I punti e quello che può derivare da questo. Sarò concentrato a preparare la squadra nei minimi dettagli. Quello con il Chievo deve essere il punto di ripartenza». Incrocerà Sorrentino che, quando lei allenava il Chievo, a gennaio si trasferì a Palermo. Qual è il vostro rapporto? «Ottimo. Il mio veto al suo trasferimento era solo tecnico perché conoscevo il suo valore e non volevo perderlo. Mi stavo giocando la salvezza». Anche Sorrentino, da capitano, non rinnovò il contratto come lei. Una coincidenza? «Diciamo che è una coincidenza». Lei sembra avere rigenerato gente come Jajalo, Hiljemark e Quaison. Come ci è riuscito? «Non possiamo pensare che il mercato possa risolvere i problemi. Possiamo trovare risorse tra i giocatori che sono in rosa». Come s’immagina la prossima domenica al “Barbera”? «Immagino l’emozione del sottopassaggio e e dello stadio che vorrei vedere pieno. Vorrei essere un tutt’uno con la gente. Un corpo unico per battere il Chievo»”. Questa la lunga intervista ad Eugenio Corini, pubblicata sull’edizione odierna de “La Repubblica”.