Repubblica: “Corbett, l’americano di Trapani «Resto qui, questa è casa mia»”
L’edizione odierna de “La Repubblica” riporta le dichiarazioni di Lamarshall Corbett, idolo della Pallacanestro Trapani, militante nel campionato di A2 di basket. «La nostra giornata scorre come quella delle altre famiglie, naturalmente. Siamo ottimisti – spiega Lamarshall – e abbiamo piena fiducia nel governo italiano. Siamo sicuri che verranno prese le decisioni più giuste. Di sicuro, l’idea di andare in America non ci ha sfiorato, anche perché i nostri figli vanno a scuola e devono terminare a Trapani il loro anno scolastico. E poi, l’Italia è la nostra seconda casa, e sentiamo di essere nel posto giusto in questo momento. Per le mie abitudini di vita, Trapani è la città ideale. Né troppo grande, né troppo piccola. La presenza del mare influisce molto a rendere questo un posto bellissimo. La gente, poi, è ospitale, il clima godibile, e il basket molto seguito. Spero di poter tornare presto a godermi tutto questo. È ovvio che a tutti noi manca qualcosa, ma dobbiamo fare le nostre rinunce, per il bene di tutti. E ognuno di noi non può scappare dalla propria responsabilità».
Anche per Avanti e Avari Corbett, quindi, è iniziato l’impegno delle lezioni online e dei compiti da svolgere. Un impegno che aiuta a trascorrere le ore dentro casa. «Con Lamarshall che non va ad allenarsi – racconta Felicia – approfittiamo per stare sempre insieme e cerchiamo di farlo in allegria, anche se siamo consapevoli del problema del coronavirus. Abbiamo riscoperto i giochi da tavolo e quelli con le carte. Usiamo molto Whatsapp per rimanere in contatto con le nostre famiglie di origine, che in America non sentono ancora, come qui, la paura per quanto sta accadendo. Per il resto, la spesa tocca farla a Lamarshall e i pasti scandiscono i ritmi della nostra giornata. Sappiamo benissimo che questa è un’esperienza dura, ma siamo pronti ad affrontarla. Non stiamo facendo altro che rispettare le indicazioni che ci danno le autorità e mantenere l’umore alto all’interno delle nostre quattro mura».