“Centoquattro. Tanti sono i giorni da quando Maurizio Zamparini ha annunciato le sue dimissioni. Forse altrettante sono le volte in cui il patron lo aveva fatto, ma poi non aveva dato seguito alle sue intenzioni. Il 27 febbraio, però, è arrivato l’annuncio e l’atto formale concreto. Da quel momento sono passati sette giorni prima che il Palermo avesse un nuovo presidente: Paul Baccaglini. La nomina ha fatto scattare un altro conteggio, quello della trattativa per il passaggio di proprietà. Ad oggi dal momento in cui è stata tracciata la strada per il closing con tutte le varie tappe, alcune pienamente rispettate e altre meno, sono trascorsi 97 giorni. Numeri che fanno capire quanto lavoro sia stato fatto dalle parti in causa, tre in totale fra Gruppo Zamparini, Paul Baccaglini e la banca londinese incaricata di fare da advisor, per fare combaciare tutti i tasselli della trattativa per il passaggio di proprietà del Palermo. I numeri sconosciuti in tutta la contrattazione sono quelli dei componenti dei tre gruppi in causa, visto che quello che si sa è solo che intorno al tavolo della sede di contrattazione principale, Londra nel distretto finanziario della City e di Canary Wharf, si sono dati battaglia e poi riappacificati eserciti di professionisti in giacca e cravatta fra avvocati, consulenti, banchieri e bancari. Del resto la mole di documenti da passare al setaccio era enorme: cinque anni di bilanci analizzati. E basti pensare che l’ultimo esercizio disponibile, quello del 2016, mette insieme ben 63 pagine di dati, numeri, relazioni e certificazioni. A queste carte si devono aggiungere gli ultimi cinque anni di tutte le società del gruppo Zamparini, visto che la partita in gioco riguarda il passaggio di proprietà del cento per cento della squadra di calcio e l’ingresso come soci finanziatori nelle altre attività dell’imprenditore friulano. In totale venti fra partecipazioni e società controllate dalla grande scatola di famiglia, la Gasda, e da Zamparini. Carte, bilanci, contratti e documenti che sono stati passati al setaccio più e più volte. Del resto le proiezioni complessive dell’investimento nella totalità di tutti gli aspetti potrebbe arrivare fino a 800 milioni di euro: duecento circa per il solo aspetto sportivo, tutto il resto per le altre attività. In particolare il prezzo dei rosa frutto di mediazioni e lavori di accordi rivisti nell’arco della trattativa potrebbe essere di una settantina di milioni di euro debiti compresi, cento milioni dovrebbero essere stanziati per la costruzione dello stadio e trenta per il centro sportivo. A proposito dell’esercito di professionisti in giacca e cravatta, la parte di Zamparini è di sicuro in inferiorità numerica. Baccaglini, infatti, è il rappresentate del fondo Integritas-Capital che con i soci legati all’italo americano e a Paul Nicholas Fleming mette insieme una molteplicità di interessi economici e investitori apparentemente sconfinata. Se si dovessero mettere le bandierine per geolocalizzare tutti i protagonisti il mondo sarebbe praticamente tutto occupato: ci sono consulenti armeni, inglesi e americani, fino a investitori australiani. Sopra questa forza imprenditoriale c’è una grossa banca internazionale, che non è la stessa che ha fatto da advisor, che ha già autorizzato la linea di credito per finanziare tutta l’operazione, giudicando credibile la proposta Baccaglini e spendendosi in prima linea come garante al cospetto di Zamparini. Una sola sarà la società che controllerà il Palermo e che sarà intestata a Paul Baccaglini. Una newco, come l’ha definita Zamparini, che in un primo momento si pensava che potesse chiamarsi YW&F Global Limited, ma che molto probabilmente avrà un nome e una struttura finanziaria diversa da quella che si era pensato all’inizio. Se a tutti questi aspetti anonimi si fossero dati dei nomi reali probabilmente molto dello scetticismo che ha accompagnato la trattativa non ci sarebbe stato. Da quello che trapela da Londra ormai il closing è vicino. La fumata bianca, se tutto andrà come l’ottimismo delle parti lascia intendere, arriverà proprio nella settimana che comincia domani”. Questo ciò che si legge sull’edizione odierna de “La Repubblica”.