Repubblica: “Ciao San Siro. Domenica il derby che sa di addio”

L’edizione odierna di “Repubblica” tratta anche l’addio di “San Siro”. Dopo mesi di polemiche e incomprensioni siamo vicini al via libera definitivo. Inter e Milan ormai sono sulla buona strada per la costruzione del nuovo San Siro e si è ricomposto lo scontro con il Comune di Milano che ha rasentato la rottura. A certificare come l’accordo a questo punto non sia lontano («Questione di settimane») sono state le parole del sindaco Beppe Sala. «Il progetto delle squadre sullo stadio ora mi convince. Divento più ottimista, perché credo che le due società si stiano avvicinando alle nostre richieste ». A cominciare dai due nodi che avevano reso ingarbugliata la trattativa. Primo: la possibilità di tenere in piedi almeno una parte del vecchio Meazza, per trasformarlo in una cittadella dello sport aperta a tutti. Per dirla con il sindaco: «Salvare San Siro non tanto come vestigia del passato, ma per farne una realtà viva e non abbatterlo». Secondo: la questione economica che non «poteva penalizzare troppo» le casse pubbliche. Anche lì, adesso, i conti cominciano a tornare. In pratica, si è trovata una soluzione ai due ostacoli che avevano portato Sala a opporsi per mesi: non passare per quello che ha raso al suolo San Siro e non destinare l’area solo a un investimento immobiliare privato. A pochi giorni dal derby che potrebbe essere uno degli ultimi giocati sul campo delle 10 Coppe dei campioni (con Milano unica metropoli europea a poter vantare due squadre vincitrici del trofeo), lo storico Meazza sembra destinato a passare il testimone a uno stadio tecnologico che, a seconda del disegno che verrà scelto, potrebbe (ri)nascere come una Cattedrale (secondo lo studio statunitense Populous) o come Due anelli incrociati (Manica + Sportium) a simboleggiare l’unione tra i rossonerazzurri. Inter e Milan continueranno a giocare in una casa in condivisione, ma a qualche centinaio di metri, su un’area dove un tempo sorgeva il Palasport crollato sotto il peso della nevicata del 1985. È lì che i club faranno atterrare una nuova astronave da 60 mila posti che costerà 650 milioni di euro. E il glorioso Meazza che Sala voleva ristrutturare e salvare dalle ruspe? Due stadi vicini, uno nuovo e uno da destinare al calcio femminile e giovanile, non si possono tenere. Quel progetto, che il Comune aveva messo sul tavolo, per i club è insostenibile: questione di costi, spazi, sicurezza e congestione del quartiere. Alla fine, la soluzione è un compromesso. Le squadre hanno presentato un piano alternativo per mantenere in vita alcuni elementi iconici del Meazza, la tribuna arancio, una curva, una delle torri, trasformando il campo in un distretto dello sport nel verde per arrampicata, basket e calcetto, skate o atletica. È questo il piano che ora piace anche a Sala. Un altro passo in avanti è arrivato sulla questione economica. Il Comune ha un’esigenza: salvaguardare un patrimonio pubblico come San Siro che vale 100 milioni a bilancio. Inter e Milan, che oggi pagano 10 milioni di affitto all’anno, hanno accettato di iniziare a versare il nuovo canone per un diritto di superficie lungo 90 anni, da quando entreranno nel Meazza bis e non, come avevano proposto, dopo 32 anni. Ora, in attesa del parere dei Beni culturali su eventuali vincoli monumentali, l’ultimo nodo: tagliare, come chiede la giunta, la quantità di costruzioni extra di uffici, hotel, negozi, che i club realizzeranno per rientrare dei costi. E, anche in questo caso, per Sala «non si tratta di essere più o meno generosi, ma di rispettare le regole e mettere le squadre alla pari di ogni altro investitore che vuole realizzare qualcosa a Milano»