Repubblica: “Chiusura a metà. Il governo: «Blocco totale della produzione». Poi allarga. Sindacati pronti allo sciopero”

L’edizione odierna de “La Repubblica” si sofferma sulle misure scelte dal governo per contrastare l’emergenza Coronavirus. Pronti allo sciopero generale per difendere la salute dei lavoratori. Lo hanno deciso ieri Cgil, Cisl e Uil al termine di una giornata convulsa, piena di tensioni, e con un difficile dialogo a distanza con i tecnici dei ministeri. Alla fine l’accusa al premier Conte è pesante: aver scritto il decreto che stabilisce la chiusura di alcuni settori produttivi (ma non tutti come invece aveva annunciato via Facebook lo stesso presidente del Consiglio il giorno prima) sotto dettatura della Confindustria. E di non aver rispettato l’impegno preso sempre la sera prima — dopo una convocazione in emergenza di una videoconferenza con le parti sociali — di lasciare aperte solo le attività essenziali: quelle sanitarie, dell’agroalimentare, dei trasporti e servizi (dalla fornitura di gas alla raccolta dei rifiuti). Oggi ci saranno scioperi nei settori non essenziali e nelle fabbriche che non garantiscono — secondo i sindacati — la salute dei lavoratori. Con il decreto firmato ieri a tarda sera da Giuseppe Conte, infatti, può continuare l’attività buona parte dei settori produttivi. L’elenco è lunghissimo: dal tessile (a parte l’abbigliamento) alla chimica, dalla gomma alla manutenzione e riparazione di autoveicoli. Fermare un Paese, o anche rallentarne la sua attività, non è semplice. Le filiere della produzione sono lunghissime e globali. È bastato che la Cina chiudesse le sue fabbriche dell’Hubei per scoprire che le farmacie occidentali avrebbero rischiato di non essere più rifornite di paracetamolo, perché solo i cinesi oggi lo producono. Lo stesso criterio vale su scala nazionale. In questo drammatico momento non si può arrestare la produzione di medicinali. Ma insieme non può chiudere l’industria chimica, quella del packaging, la logistica, e via dicendo. È la complessa catena produttiva che, peraltro, ha costruito il successo dei nostri distretti industriali. Da qui le difficoltà del governo sulle quali si è inserita la Confindustria, da sempre contraria alla chiusura totale delle produzioni, anche se i grandi gruppi, dalla Fca alla Luxottica, hanno scelto un’altra strada interrompendo temporaneamente l’attività nei loro stabilimenti.

 

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Redazione Ilovepalermocalcio