Repubblica: “Chiude il Nord. Lombardia e 11 province zona rossa fino al 3 aprile. Il governo verso la stretta: «Cambiare lo stile di vita»

L’edizione odierna di Repubblica parla della questione Coronavirus in Italia. Succede quel che tutti fino all’ultimo hanno cercato di scongiurare, il governo, le giunte regionali, gli amministratori locali – si legge -. Ma non era possibile attendere un solo giorno di più: chiude per coronavirus un pezzo d’Italia. Da oggi e fino al 3 aprile buona parte del Nord è in quarantena. Off limits l’intera Lombardia e 11 altre province che cadono in Piemonte, Emilia Romagna, Marche. Diventano zona rossa infatti Modena, Parma, Piacenza, Reggio Emilia, Rimini, Pesaro e Urbino, Venezia, Padova, Treviso, Asti e Alessandria. Vuol dire che bisogna «evitare in modo assoluto ogni spostamento in entrata e in uscita dai territori», si legge nell’ultima bozza del decreto del presidente del Consiglio dei ministri. Lavorato fino alla tarda sera di ieri e suscettibile di modifiche, anche per le perplessità sollevate in nottata dai governatori di Lombardia ed Emilia Romagna, Fontana e Bonaccini. Stop agli spostamenti anche «all’interno dei medesimi territori, salvo che per quelli motivati da indifferibili esigenze lavorative o situazioni di emergenza». L’area locomotiva del Paese, se così sarà, diventerà una enorme Codogno, una sconfinata Vo’. Unica differenza è che non ci saranno i militari a presidio del territorio, come è facilmente intuibile alla luce dell’estensione dell’area. Che non ci fosse un solo giorno in più da perdere, come spiega uno dei ministri — è stato chiaro alla luce dei dati forniti dalla Protezione civile nelle ultime 24 ore. E non tanto per via del pur preoccupante numero dei contagiati: i 5.061 registrati ieri, più 1.145. E nemmeno a causa dei 233 morti, 36 in più. A pesare è stata la situazione delle terapie intensive: le sale ormai sature in Lombardia e non solo. Le carenze organiche. Le stesse che hanno indotto il ministero della Sanità a spalancare le porte a 20 mila nuovi operatori. Da qui la decisione drastica, adottata tuttavia in modo da consentire comunque lo spostamento delle merci. Da e per l’ala più produttiva del Paese. Stando a quanto trapela, i ministri hanno deciso la stretta anche dopo le ultime preoccupanti informazioni: a Milano nel fine settimana ancora si affollavano nei pub sui Navigli, per non dire degli impianti sciistici gremiti tra Lombardia, Trentino Alto Adige e Veneto. «Vinciamo questa guerra se i nostri concittadini adottano comportamenti responsabili, modificando temporaneamente i nostri stili di vita», dice chiaramente il capo della Protezione civile, Angelo Borrelli. Con questa misura, il governo spera di disincentivare gli spostamenti. Anche perché sono previste «specifiche sanzioni in caso di mancato rispetto ». Bar e ristoranti possono rimanere aperti ma solo se riusciranno a garantire la distanza di un metro. Campionato di calcio salvo, per ora: eventi sportivi ammessi solo a porte chiuse. Ma in serata circolava anche la bozza di un secondo decreto, contenente misure parzialmente restrittive per tutto il resto d’Italia. Tra quelle che più colpiscono: «Sono sospese le cerimonie civili e religiose, ivi comprese quelle funebri ». E un invito a limitare la mobilità, fatti salvi gli spostamenti indispensabili. E poi, «sono sospesi i congressi, le riunioni, i meeting e gli eventi sociali in cui è coinvolto personale sanitario o personale incaricato dello svolgimento di servizi pubblici essenziali o di pubblica utilità». Ancora, «sono sospese le manifestazioni, gli eventi e gli spettacoli di qualsiasi natura, ivi inclusi quelli cinematografici e teatrali, svolti in ogni luogo, sia pubblico sia privato, che comportano affollamento di persone tale da non consentire il rispetto della distanza di sicurezza interpersonale di almeno un metro». La scelta dopo un consiglio dei ministri fiume. Nella bozza di un secondo decreto lo stop a matrimoni e funerali in tutta Italia – conclude il quotidiano -.