Repubblica: “Chi è Dario Mirri? Un tifoso autentico, che ha pianto…”

L’edizione odierna de “La Repubblica” racconta Dario Mirri, colui che insieme a Tony Di Piazza si è aggiudicato il Palermo dando vita ad una rinascita che si spera riporti in alto i colori rosanero. Lui lo spera, non in qualità di presidente, ma in qualità di tifoso autentico. Il quotidiano infatti racconta: “Dario è anche un tifoso autentico. Sin da quel 4 novembre del 1973, la prima partita che Mirri ricorda di aver visto allo stadio. In campo Palermo e Brindisi per quella che sarebbe passata alla storia per l’invasione di campo, per i lacrimogeni, per il portiere del Brindisi Di Vincenzo trasportato in barella fuori dal terreno di gioco. Per Dario, che all’epoca aveva solo quattro anni, quella fu soltanto la prima di centinaia e centinaia di partite che avrebbe poi visto. Naturalmente in gradinata, insieme al padre, allo zio e ai cugini. L’idolo del Mirri ragazzino- tifoso era Vito Chimenti. La bicicletta, la sua umiltà e i grande spirito di sacrificio in campo avevano fatto eleggere il centravanti simbolo di quegli anni. Lo stesso Chimenti che adesso è stato tra i primi a complimentarsi con Mirri per il nuovo ruolo e che potrebbe essere uno dei protagonisti delle partite con le leggende rosanero che il nuovo Palermo ha in programma. Quando Chimenti venne ceduto, Mirri versò lacrime di tristezza. Le stesse versate qualche tempo prima al San Paolo a Napoli dove il Palermo perse la finale di Coppa Italia contro la Juve dopo il gol proprio di Chimenti. Qualche anno dopo sarebbe stato proprio Dario ad organizzare la trasferta per l’ultima finale di Coppa Italia, quella dell’Olimpico del 2011 contro l’Inter. Un pullman con cinquanta persone. Due giorni senza dormire, tra andata, partita e ritorno. Lo striscione esposto in curva: “Loro per la collezione, noi per la storia”. Una trasferta finita male dal punto di vista sportivo, ma terminata con allegria sul bus che riportava i cinquanta tifosi a Palermo. A Roma i sostenitori rosanero erano in trentamila. A Trieste, il giorno dell’Epifania del 2004, con una bora gelida che soffiava sulla stadio, i tifosi erano solo due: Dario Mirri e sua moglie Chiara. Prima ancora c’erano state le trasferte a Trapani quando lo stadio di Palermo era in ristrutturazione per i Mondiali di Italia ‘90 e i tifosi rosanero erano costretti a percorrere i 100 chilometri dell’autostrada Palermo-Mazara del Vallo per vedere giocare la loro squadra del cuore in attesa di poter tornare alla Favorita. […]”. Una passione per i colori rosanero, dovuta anche al fatto che nel sangue di Mirri scorre anche sangue “Barbera”, Dario infatti, è nipote di Renzo. La nonna materna era una Barbera, sorella del “Gattopardo rosanero”. Oggi, nel nuovo Palermo, oltre a Dario Mirri c’è un altro pezzo di quella famiglia che ha fatto la storia del calcio in città. Lorenzo Barbera, omonimo di nonno Renzo e figlio del compianto Ferruccio, insieme a Gaetano Lombardo, Billo Esposito e Daniele Li Muli ha curato il lancio dell’immagine della nuova società.