“C’era il Palermo di Struna, di Jajalo, di Chochev, di Lazaar, di Djurdjevic. Adesso c’è il Palermo di Rispoli, di Vitiello, di Morganella, di Maresca, di Gilardino. C’era un Palermo, il primo, che non vinceva mai. C’è un Palermo, il secondo, che ha ottenuto due vittorie nelle ultime due partite e ha riacceso le speranze di salvezza che sembravano ormai esigue. Ma c’era anche un Palermo che, cambiando allenatori a ritmo forsennato, non riusciva a trovare un suo sistema di gioco che invece con Ballardini è tornato ad essere il 3-4-1-2, marchio di fabbrica del tecnico di Ravenna. «Ci sono allenatori che lavorano per tre mesi su di un sistema di gioco iniziando dal ritiro precampionato e poi cambiano al primo problema – dice Ballardini – Noi questo tempo non lo abbiamo mai avuto». È vero che è cambiato lo spartito, ma sono cambiati anche gli interpreti perché il Palermo delle ultime giornate è molto diverso da quello delle domeniche precedenti. Giocatori sopravvalutati e consigliati al presidente e dal presidente consigliati all’allenatore di turno sono finiti in panchina o addirittura in tribuna. Una rivoluzione, che Ballardini ha iniziato contro l’Atalanta e ha portato a compimento con Frosinone e Sampdoria, che ha innanzitutto dato alla squadra un volto più italiano e più esperto. I vari Struna, Jajalo, Chochev e Djurdjevic sono finiti in panchina (l’attaccante serbo domenica era addirittura in tribuna) facendo diventare un soffio quel vento dell’Est che ha spirato sul Palermo per quasi tutto il campionato. Qualche dubbio sulla bontà di tutti quei giocatori che dovevano essere i fenomeni del presente e del futuro deve essere venuto anche a Zamparini. «Il presidente – dice Gianni Di Marzio a radio Marte – mi ha chiamato a Palermo per fare una relazione sui giocatori dell’Est». Relazione che, a giudicare dalle formazioni messe in campo, non deve essere stata proprio lusinghiera». Al loro posto sono arrivati, in ordine sparso, i vari Rispoli, Vitiello, Maresca, Gilardino. Tutta gente italiana ed esperta che ha dato un volto nuovo alla squadra e, soprattutto, ha dato al Palermo quell’idea di gruppo granitico che spesso era mancata. «Rispoli – dice sempre Di Marzio – contro la Sampdoria si è mangiato la fascia almeno venti volte». Già, Rispoli. Ma il difensore non è che uno degli uomini simbolo di questo nuovo Palermo. Un altro è Enzo Maresca che addirittura era stato messo fuori rosa. Al suo posto giocava Jajalo, elemento utile in fase d’interdizione ma mai efficace nell’impostazione dell’azione. Cosa che invece fa Maresca che oltre a dare copertura offre una buona regia. Della presenza di Maresca si è giovato anche Hiljemark che, spostato più centralmente, è tornato sui livelli d’inizio campionato. Sta facendo un’ottima figura anche Morganella che ha tolto il posto a Lazaar. la sceneggiata del marocchino al momento della sostituzione contro la Lazio non è piaciuta a nessuno. se a questo si abbina il calo complessivo di rendimento di Lazaar nell’arco dell’intero campionato è facile capire come Morganella stia dando garanzie più ampie in attesa magari della completa maturazione di Pezzella. Ma in questo nuovo Palermo c’è anche gente che ha fatto del silenzio e della serietà la sua arma vincente. È il caso di Vitiello che, ogni volta che è stato chiamato in causa, ha sempre fatto il suo sin dai tempi in cui sostituì il partente Munoz. Una bella scoperta è stato Cionek che, dopo il passo falso con il Chievo, ha fatto bene con Frosinone e Samp rivelandosi una buona carta da giocare. Ma il vero jolly, quello che il Palermo aveva nel mazzo ma spesso non usava, è Gilardino. In rosanero le hanno provate tutte: da Djurdjevic a Vazquez falso nueve. Magari sotto la spinta di Zamparini mai convinto sino in fondo dell’ex azzurro. Alla fine la soluzione più ovvia: Gilardino è il migliore attaccante che il Palermo ha in squadra e sarebbe da autolesionisti non farlo giocare”. Questo quanto si legge sull’odierna edizione de “La Repubblica”, in merito alla trasformazione del Palermo mandato in campo da Davide Ballardini nelle ultime due giornate di campionato.