L’edizione odierna de “La Repubblica” si sofferma sulla gara di oggi tra Foggia e Palermo.
Baldini contro Zeman, uniti dalla filosofia offensiva nel rettangolo di gioco e da Palermo nel loro percorso di vita. Da una parte Brunori in stato di grazia, l’imbattibilità da difendere e il secondo posto nel mirino; dall’altra il 4-3-3 mai rinnegato, una vittoria finora assente nel 2022 e che manca da sette turni. È la sfida in scena alle 18 allo “Zaccheria”, che mette a confronto due tecnici tornati sulle panchine in cui si erano già seduti: l’allenatore toscano dopo l’esperienza di diciotto anni fa e il boemo addirittura per la quarta volta in quella rossonera.
Il capoluogo siciliano rappresenta una tappa importante nelle storie di entrambi. Nel 1968 Zeman venne a trovare come ogni estate lo zio Čestmír Vycpálek, che allenava il Mazara dopo essere stato rosanero, ma in quell’agosto la visita nella casa di Palermo si trasformò in un trasferimento definitivo: nell’allora Cecoslovacchia scoppiò la “Primavera di Praga”, un movimento di liberalizzazione nel paese sotto la sfera d’influenza dell’Unione Sovietica.
Il risultato fu un’occupazione da parte del regime comunista che inviò i militari per ristabilire l’ordine e, visto il momento di tensione, Zeman si stabilì in città dove si laureò e iniziò la carriera di allenatore a Cinisi. Negli anni passati il suo nome è stato accostato più volte ai rosa ma non si è mai concretizzato in un accordo. Erano altri tempi, invece, quando Baldini conobbe Palermo: arrivò nel 2003 e giocò la prima partita di campionato ad Avellino proprio contro Zeman: stranamente finì 0-0. L’ambizione del club di Zamparini era la serie A con una squadra attrezzata per la promozione ma l’opera si fermò a metà con l’esonero a gennaio del 2004 dopo una sconfitta interna contro la Salernitana.