L’edizione odierna de “La Repubblica” si sofferma sul fallimento del Catania che sa ieri è ufficiale.
L’agonia del Calcio Catania è cessata; il tribunale fallimentare etneo ha deciso il fallimento del club rossazzurro, travolto dagli ingenti debiti generati sin dal 2014, all’epoca della gestione Pulvirenti, e non sufficientemente sterilizzati dalla gestione Sigi. Mentre la squadra trascorreva le ultime ore della vigilia del match interno col Monopoli, sulla pec dell’avvocato Giuseppe Augello, legale del Catania, è arrivata la comunicazione di cancelleria con la pubblicazione della sentenza di fallimento n. 263/2021.
Il tribunale, nell’accogliere l’istanza depositata a novembre dalla procura, ha deciso per il fallimento, rilevando lo stato d’insolvenza, e autorizzando l’esercizio provvisorio d’impresa, con incarico a tre curatori: i commercialisti Enrico Giucastro e Daniela D’Arrigo (già componenti del collegio di Ctu nominato dal tribunale fallimentare), e l’avvocato Giuseppe Basile.
A nulla sono valse le evidenze documentali prodotte in udienza dal Catania, relative alle manifestazioni d’interesse presentate da due nuovi possibili investitori, con evidenze fondi. Il giorno dopo l’udienza prefallimentare e qualche ora prima della pubblicazione della sentenza, la difesa del Catania aveva depositato un’ulteriore memoria con integrazione delle manifestazioni d’interesse. Ma non è bastato. « Prendiamo atto delle motivazioni del tribunale, che non condividiamo – dice il presidente del Consiglio di amministrazione di Sigi, Giovanni Ferraù – Proporrò di presentare reclamo avverso la sentenza di fallimento. Rilevo che il fallimento avviene dopo poco più di un anno dalla desistenza da parte della stessa procura dalla prima istanza di fallimento, in un quadro attuale in cui il debito erariale e complessivo del club è stato ridotto nel corso della nostra gestione.
Attenderemo per comprendere con quali fondi potrà essere garantito l’esercizio provvisorio disposto dal tribunale».
Da un punto di vista sportivo, l’esercizio provvisorio concesso sino al 2 gennaio 2022 non pregiudica per la squadra rossazzurra la prosecuzione della stagione, in quanto il fallimento è arrivato a campionato in corso, ma sarà adesso compito dei tre curatori individuare le risorse necessarie per coprire i costi, quantificati dai consulenti tecnici d’ufficio in 3,2 milioni, per portare a termine la stagione calcistica, già caratterizzata da due deferimenti della procura della Federcalcio per inadempimenti relativi alle scadenze previste per il pagamento degli stipendi. Lo scenario più verosimile è la pubblicazione di un bando per la vendita con procedura competitiva del titolo sportivo.