“Dopo Calciopoli, dopo Cremona e il calcioscommesse. E invece è accaduto ancora: la giustizia penale, e quella sportiva poi, sono entrate a gamba tesa nei campionati. Costringendo la Serie B prima a un orrendo balletto di date (con i tifosi su tutti a pagare: ancora non si sa quando e dove si giocherà) e poi allo spostamento dei play off, dal 26 maggio al 3 giugno. L’incognita si chiama Bari. Il pericolo viene dall’intreccio tra l’inchiesta della Procura Figc e quella della Procura del capoluogo pugliese. La prima ha verificato che i contributi previdenziali ai giocatori e dipendenti biancorossi non sono stati versati entro il termine prescritto del 16 marzo e, per questo, il Tribunale federale ha inflitto due punti di penalizzazione alla squadra: la decisione ha stravolto la classifica, determinando lo scivolamento del Bari dal sesto al settimo posto e l’inversione di campo con il Cittadella nella prima gara dei play off. La seconda sta cercando di scoprire di chi è realmente il Bari Football Club 1908, ovvero da dove arrivino i milioni utilizzati nella stagione 2017/18 dal presidente Cosmo Giancaspro e perché nel cda della società sia improvvisamente comparso l’avvocato Giancarlo Lanna, in passato vicino al re delle slot machine Francesco Corallo, coinvolto nello scandalo sulla casa di Montecarlo di Gianfranco Fini. Le due vicende – sportiva e penale – sono collegate, perché partono dai soldi del patron e a quelli ritornano mentre le altre formazioni qualificate agli spareggi per andare in A aspettano con il fiato sospeso. E non senza mugugni, considerato che – a tre giorni dall’avvio delle due prime gare – è attesa per oggi la decisione della Corte federale sul ricorso presentato dal Bari contro la penalizzazione. Anche su tale valutazione peserà il documento dell’Agenzia delle entrate prodotto il 16 maggio davanti al Tribunale federale dalla Procura sportiva e che costituisce parte integrante dell’inchiesta penale, coordinata dal procuratore aggiunto Roberto Rossi. Bancarotta è l’ipotesi di reato con cui è stato aperto il fascicolo, i nomi su cui si concentrano le attenzioni della guardia di finanza è facile immaginarli. I movimenti bancari del patron biancorosso sono già stati acquisiti, come si evince dalla sentenza del Tribunale federale, che ha rilevato incongruenze tra la documentazione bancaria prodotta dalla società insieme alla richiesta di archiviazione e quella messa a disposizione dalla magistratura barese. La questione ruota attorno a quattro modelli F24, con i quali – attraverso la Banca popolare di Bari – avrebbero dovuto essere versati i contributi Inps ai dipendenti e che sarebbero stati pagati solo il 6 aprile. Con un ritardo che ha fatto muovere la giustizia sportiva. E solo dopo che Giancaspro ha ricevuto «la provvista necessaria a effettuare i pagamenti, tramite due bonifici e un giroconto per un importo di 1.148.000 euro». I soldi – secondo l’ipotesi degli inquirenti – sono arrivati improvvisamente a salvare Giancaspro e il Bari attraverso una triangolazione su conti correnti esteri, anche da fuori Europa. Riannodando quel filo i finanzieri stanno cercando di capire cosa c’è dietro la squadra che sta tenendo con il fiato sospeso una città che sogna il ritorno in A. Nonostante i problemi dell’edilizia giudiziaria barese – che hanno portato all’allestimento di una tendopoli per celebrare i processi e all’avvio dello sgombero della Procura – l’inchiesta penale procede. E si concentra sul presidente e su chi potrebbe averlo aiutato a superare le difficoltà finanziarie della Kreare Impresa (proprietaria della squadra di calcio), che ha visto fallire di recente la sua controllata Fin Power. Se la società madre non ha avuto la liquidità per aiutare una sua creatura – si ragiona in Procura – come ha potuto trovare il denaro per pagare i contributi della prima rata 2018 e cercare di evitare la penalizzazione? A tale domanda la società, con l’avvocato Mattia Grassani, ha cercato di rispondere nelle memorie presentate al Tribunale federale e ancora domenica scorsa, in conferenza stampa, Giancaspro ha ribadito che «il Bari non ha commesso alcun errore». La giustizia sportiva, però, finora non gli ha creduto. E quella penale, a quanto pare, non si fida di ciò che ha visto. Dei movimenti bancari e anche del recente valzer di poltrone nel Consiglio di amministrazione della società, nel quale la presenza dell’avvocato Giancarlo Lanna desta sospetti. Non fosse altro che per la sua capacità di creare società e muoversi sui mercati internazionali nonché per la sua apparizione, improvvisa e per alcuni inspiegabile, in Puglia”. A riportarlo è l’edizione odierna de “La Repubblica”.