L’edizione odierna de “La Repubblica” si sofferma sul caos che ha creato il Coronavirus all’interno del mondo del calcio. Adesso ci si chiede chi staccherà la spina. La FIGC ha convocato per domani un Consiglio straordinario: lo spettro è una Serie A 2020/21 da allargare a 22 squadre. Per evitarlo la Figc chiede all’Uefa: di posticipare l’Europeo. Mentre governo e Lega Serie A si rimpallano la responsabilità di non aver fermato ieri il pallone bucato dal virus. Al “Tardini” alle 12.29 Parma e Spal erano pronte a giocare, ma sono state richiamate negli spogliatoi. Sull’asse Roma-Milano si consumava il braccio di ferro tra governo e Lega Serie A che ha portato l’inizio del match alle 13.45. Anche i calciatori minacciavano di non scendere in campo per bocca del presidente Aic Damiano Tommasi. La Figc pare favorevole a uno stop del campionato, ma il governo non ha alcuna intenzione di fermare il calcio prima del Consiglio federale che domani metterà di fronte le componenti: Federcalcio, Lega di Serie A e calciatori, ma anche Serie B, C, dilettanti, allenatori e arbitri. Possibile la richiesta al governo di fermare le competizioni, magari fino al 3 aprile, data di scadenza del decreto. E se pure il governo dicesse “no”, potrebbe essere il n.1 della Figc Gravina a interrompere i giochi in prima persona. Proprio domani però c’è Valencia- Atalanta e sarebbe grottesco vedere un’italiana giocare in Champions poche ore dopo uno stop della Serie A. Per questo da ieri i vertici del calcio italiano sono in pressing sul n.1 dell’Uefa, Ceferin, chiedendo che l’Europa faccia sistema e affronti unita l’emergenza. Come? Rinviando l’Europeo: di 15 giorni, all’autunno o al 2021. Per poi fermare tutte le competizioni europee per un mese, comprese Champions ed Europa League. Così la Serie A — ma anche la Bundesliga, che ha annunciato nuove misure, o l’Olanda, dove l’Ajax ha un dipendente in isolamento — avrebbe il tempo per fermarsi, calendarizzare su giugno le partite mancanti e portare a termine la stagione. Un atleta contagiato imporrebbe lo stop al campionato. E, forse, la sua conclusione. Norme che dicano come comportarsi in un caso simile non ce ne sono: da ieri i telefoni dei presidenti di A bollono veicolando proposte e tensioni. In caso di stop, l’ipotesi è di congelare la classifica: nessuno scenderebbe in B, «perché è ingiusto far pagare un prezzo così alto con ancora 12 gare da giocare». Ma chi ha diritto a salire dalla B – in caso di stop, niente play off, quindi oggi solo 2 club, Benevento e Crotone – non potrebbe essere penalizzato. La soluzione? Serie A a 22 squadre nel 2020/21. Lo scudetto invece potrebbe non essere assegnato.