L’edizione odierna de “La Repubblica” si sofferma sul Palermo e Brunori a secco di gol.
Possesso palla costante ma sostanzialmente improduttivo, poca lucidità per sbloccare una partita in casa contro una squadra avversaria compatta sulla difensiva e alcuni cali di tensione in difesa. Nei novanta minuti della sconfitta per 1-0 al “Barbera” contro il Cosenza si sono rivisti i fantasmi della passata stagione. Il Palermo che avrebbe dovuto fare la partita si è infranto contro il muro di un avversario venuto in Sicilia per difendersi e cercare di colpire in ripartenza. Questa analisi emerge dal film della partita, con i rosanero colpiti nel momento in cui stavano producendo il massimo sforzo per sbloccare la partita.
Ma anche dalle statistiche: più del 61,5% del possesso palla, 457 passaggi contro i 266 dell’avversario e 20 tiri totali di cui 6 in porta. Di più dei 14 del Cosenza. A questo si possono aggiungere i 31 cross tentati dalle fasce e i 13 dribbling. Si tratta solamente di numeri, perché il risultato finale non si può dire bugiardo, dato che i calabresi hanno avuto almeno altre due palle gol nitidissime Ma se è vero che l’afa può aver penalizzato maggiormente i rosa, più forti sulla carta e con l’obbligo di fare la partita, si sono rivisti alcuni difetti.
E forse il simbolo è Matteo Brunori, il bomber che non ha mai segnato nelle cinque partite di campionato, che diventano sei con quella di Coppa Italia contro il Cagliari. Anche questa volta il capitano è sembrato spesso isolato, raddoppiato o triplicato in marcatura e costretto a giocare spalle alla porta. Tanto che le giocate migliori, ancora una volta, le ha fatte in fase di rifinitura, quando ha servito un passaggio perfetto per Di Francesco, che ha strozzato la conclusione. Per il resto il Palermo ha sempre fatto fatica ad occupare l’area con altri giocatori e ha dato la sensazione di fare fatica in attacco.