Repubblica: “Bruno Tedino: «La mia vita in tuta seguendo Guidolin, adesso la sfida è far felice la città»”

“Il Palermo è primo a una giornata dalla fine del girone di andata. Se lo aspettava? «Sono contento perché le prestazioni degli ultimi tempi sono da squadra. Abbiamo dei buoni giocatori che soprattutto tengono a buon nome della città». Eppure il primo allenamento a Boccadifalco era stato segnato dalla contestazione. «In quella occasione ho capito che i ragazzi erano sulla buona strada. È stata una contestazione pacifica e, quando è finita, alle otto della sera c’erano giocatori disposti ad allenarsi. Quello è stato un bellissimo segnale». Ha mai pensato: dove sono finito? «Mai. Insidie e difficoltà sono insite del nostro lavoro. Siamo professionisti pagati per risolvere i problemi e non per creare alibi. Se troviamo scuse siamo dei perdenti. Sapevo che era una sfida difficile, ma la vita mi ha insegnato che non esistono sfide facili». Lo stadio è ancora deserto. «Di solito quando si fa una contestazione la si porta avanti sino alla fine. Mi dispiace perché chi viene ci dà una grossa mano. A volte però sembra di essere a teatro». Che spiegazione si è dato di questa contestazione nei confronti di Zamparini? «Sono cose che riguardano il passato e non lo posso commentare. Dico solo che ho conosciuto una proprietà che ha ancora grandissima voglia di portare il Palermo in serie A». Zamparini, per sua stessa ammissione, ama parlare di calcio e di formazione. Ha mai subito pressioni? «Mai. Non ho mai avuto l’input di fare giocare questo o quell’altro. Zamparini ama il calcio e noi ci confrontiamo due volte la settimana. Quando finiamo la partita e due giorni prima di una gara. Il tutto avviene sempre in maniera leale e con buon senso». Che idea si è fatto della vicenda fallimento? «Certo, sarebbe meglio che non ci fosse, ma io sono molto sereno. Non ci manca niente. Le faccio un esempio: per le trasferte di Bari e Cesena abbiamo utilizzato il charter e questa non è una cosa che fanno le società in difficoltà». A proposito di difficoltà, pensa che Zamparini possa vendere Nestorovski? «È una cosa che non prendo in considerazione. Il patron ha fatto una battuta per elogiare tutto il gruppo. Nestorovski ha rinnovato il contratto e in serie A vuole tornarci con il Palermo». Come nasce Tedino tecnico? «Nel 1987 smisi di giocare e mi chiesero se volevo allenare i giovani, ma dissi no. Continuai a studiare all’università, ma il calcio, da quando ho tre anni, è la mia vita, e così mi ritrovai ad allenare i giovani del San Donà». Ha un allenatore di riferimento? «Sono rimasto folgorato da Guidolin. Abbiamo lavorato insieme a Treviso e ancora oggi dico che Francesco è la persona che riesce a farsi capire dalla squadra nel minor tempo possibile. Una persona straordinaria che ha ricevuto meno di quello che avrebbe meritato. Poi ci sono tecnici che stanno facendo benissimo e dei quali cerco carpire la metodologia come Guardiola, Sarri, Spalletti, Allegri, Gasperini». In panchina va in tuta come Guidolin. «Il campo è un luogo di lavoro. Lo faccio per comodità. Ognuno fa quello che vuole, ma farei fatica ad immaginare Mancini in tuta. Io però fisicamente non mi vedrei bene». Le manca le phisique du role? «C’è chi ha classe e stile nel vestirsi mentre io cerco di sopperire con altre qualità. Alla fine è il campo a dire la sua. L’abito non fa il monaco». Sua padre carabiniere come suo nonno, suo bisnonno e suo zio. E lei? «Io ho interrotto la tradizione di famiglia perché ho visto i sacrifici che mio padre ha fatto per una vita intera. Lui era un uomo vero. Quello che vorrei i miei figli vedessero in me. Cambiavamo casa per i continui trasferimenti. L’ho vissuto in maniera traumatica perché appena facevo un’amicizia dovevo andare via. Ma ho fatto peggio visto che anche nel mio mestiere si cambia spesso città. Ho studiato economia aziendale, ho lavorato in un’azienda, ma è durato poco». Padre di Benevento, madre friulana. Cosa ha preso dai due? «Del Sud ho il calore, l’orgoglio, la dignità. Del Nord la razionalità e la riservatezza nella vita privata». Come nasce il tifo di sua figlia per il Palermo? «Risale a dieci anni fa. Le piaceva la maglia rosanero e la portai a vedere il Palermo. S’innamoro dei rosa e di Miccoli. Oggi è la più felice». Come immagina fine maggio? «Sono una persona molto schiva e non amo festeggiare, ma spero che a festeggiare sia una città intera»”. Questa l’intervista integarale a Bruno Tedino ai microfoni de “La Repubblica”.