L’edizione odierna de “La Repubblica” si sofferma sulla presentazione di Silvio Baldini.
Diciassette anni dopo, Silvio Baldini non è cambiato più di tanto. Il nuovo allenatore del Palermo lo lascia intendere tornando a sedersi nella sala stampa del “Renzo Barbera”. L’ultima volta fu nel 2004 quando, proprio in una conferenza di fronte ai giornalisti, rilasciò una dichiarazione contro Maurizio Zamparini, che decise di esonerarlo. La squadra era terza in serie B e l’ex presidente aveva allestito una formazione per vincere il campionato con calciatori del calibro di Toni e Corini.
In questi diciassette anni è arrivato anche il punto più basso per una società calcistica: il fallimento.
È cambiato il mondo del pallone, il Palermo è in serie C e con un’altra proprietà. Anche Baldini ha messo alle spalle da tempo i campi di serie A, arrivando ad allenare gratis la Carrarese nella sua ultima avventura. Non è mutata però la sua voglia di mettersi in gioco, che lo ha spinto a tornare in Sicilia con l’obiettivo di riscattare quell’addio del 2004. «A spingermi è stato il fascino di questa città – dice il neo tecnico – Il destino mi ha dato questa nuova possibilità e ora dipende da me. Ho sempre pensato di poter avere un’altra chance qui. Cosa è cambiato? Andrebbe chiesto a mia moglie. I miei difetti dipendono dal contesto: ciò che mi fa girare le scatole è la gente che cambia atteggiamento nelle difficoltà e io non riesco a sopportare l’ipocrisia. Per quanto riguarda lo stipendio, ho chiesto qualcosa di dignitoso in questi sei mesi. Palermo è una città difficile – aggiunge – se i risultati non arrivano si va sulla graticola ma è il mio lavoro, non ho paura. Ho una gran voglia e la scintilla è accesa».
Baldini è tornato per dare una sterzata rispetto alla gestione precedente e sottolinea la sua voglia di calcio offensivo: «Si deve giocare in avanti e non indietro. L’obiettivo è inserire il più possibile giocatori tecnici, per emozionare il pubblico. Il Palermo ha un ottimo potenziale e dobbiamo capire perché a volte non è stato espresso, soprattutto in trasferta. La differenza tra dentro e fuori non deve esistere. Non dobbiamo pensare alla distanza che c’è con il Bari: il calcio non è una scienza esatta e altre squadre negli anni passati hanno fatto rimonte impensabili».