L’edizione odierna de “La Repubblica” si sofferma sull’operato di Maurizio Zamparini, ex patron del Palermo. Ecco quanto riportato: “Maurizio Zamparini, soprattutto, ma anche il gruppo Arkus dei fratelli Walter e Salvatore Tuttolomondo sono i responsabili del fallimento dell’Us Città di Palermo. A loro si deve l’addio al calcio professionistico per le decine migliaia di tifosi rosanero. La vecchia compagine rosanero è stata dichiarata fallita ieri dal tribunale fallimentare di Palermo dopo un’agonia iniziata nella primavera di due anni fa quando la società del procuratore di Pastore, la Fp Sports Associated di Marcelo Simonian, presentò la prima delle tre istanze di fallimento. Zamparini ha messo in ginocchio le finanze del club, Tuttolomondo ha dato loro il colpo di grazia. Un crac da 52 milioni di euro in cui, secondo giudici, periti, commissari e amministratori giudiziari il protagonista è Maurizio Zamparini, l’imprenditore friulano che nell’estate 2002 prese il Palermo, lo portò in serie A, ad una finale di Coppa Italia e in Europa League. Poi cominciò il declino, complice la crisi internazionale che colpì le aziende del gruppo Zamparini. Con l’affare del porto di Grado da 500 milioni di euro bloccato e altri investimenti finiti in perdita per la congiuntura economica internazionale sfavorevole, una buona parte della liquidità del gruppo era assicurata dalle entrate del Palermo che fra biglietti, sponsor e diritti televisivi garantiva un ottimo flusso di cassa. I giudici lo scrivono in diverse occasioni: Zamparini sistematicamente azzerava i conti correnti della società spostando il denaro in società estere per evitare di pagare i debiti e probabilmente per finanziare le altre sue attività. Soldi che rientravano nel Palermo solo quando era indispensabile (pignoramenti, decreti ingiuntivi o altre scadenze improrogabili). Le casse del club erano diventate una sorta di bancomat per l’intero gruppo. L’unico problema erano i bilanci che poi dovevano essere truccati con stratagemmi finanziari (come la tripla vendita fittizia del marchio) per azzerare la montagna di debiti creati e riuscire ad iscrivere la società ai campionati”.