Repubblica: “Auto rubate a Palermo. Il «cavallo di ritorno» inguaia i proprietari”

L’edizione odierna de “La Repubblica” si sofferma sulle auto rubate a Palermo.

Non solo i commercianti, ma anche molti proprietari di automobili a Palermo, vittime di furto, preferiscono non denunciare le estorsioni legate al “cavallo di ritorno”. Alcuni scelgono di rivolgersi direttamente ai referenti mafiosi di zona per recuperare i propri veicoli, pagando i clan anziché affidarsi alle forze dell’ordine. Dopo il blitz di febbraio che ha portato a 20 misure cautelari e smantellato la banda dello Sperone, la seconda fase dell’indagine del commissariato di Brancaccio ha messo sotto indagine 14 proprietari per omertà e reticenza durante gli interrogatori. Un comportamento definito “desolante” dagli investigatori guidati da Carlo Nicotri. Per il procuratore aggiunto Ennio Petrigni, questi individui sono colpevoli di favoreggiamento.

Tra gli indagati ci sono impiegati, pensionati, liberi professionisti, commercianti, operai e casalinghe, con età dai 25 ai 65 anni. Alcuni di loro sono laureati. Convocati dagli inquirenti, hanno cercato di convincere la polizia di essere solo vittime, negando le accuse anche di fronte alle prove. Nonostante le intercettazioni, i pedinamenti e i sequestri dimostrino che abbiano pagato tra mille e quattromila euro per riavere i loro veicoli, nessuno di loro ha ammesso il pagamento. Un caso emblematico è quello di un indagato che ha giustificato il pagamento di 2.000 euro avvenuto in un cimitero come un’offerta di fiori a un parente, nonostante l’evidenza contraria.

Con risposte inverosimili e bugie mal costruite, gli indagati hanno cercato di sviare le indagini. Frasi come “caso”, “colpo di fortuna”, “coincidenza” e “fatalità” ricorrono nei verbali, ma le prove degli investigatori hanno smontato tali affermazioni. Per questo motivo, la procura ha iscritto i 14 nel registro degli indagati per favoreggiamento.

La banda dello Sperone era specializzata nel furto di auto con il “cavallo di ritorno“, nel riciclaggio di parti di ricambio vendute a carrozzieri e meccanici compiacenti e nella rivendita di veicoli sul mercato dell’usato, dopo aver sostituito i numeri di telaio con quelli di auto gravemente incidentate. Grazie all’operazione, 22 veicoli, tra cui Fiat Panda, Fiat 500, Fiat Punto, Smart e microcar Ligier, sono stati recuperati e restituiti ai legittimi proprietari prima che potessero essere modificati e immessi nel mercato nero.