Repubblica: “Ars, lo schiaffo dei deputati ai siciliani che non ce la fanno: «Diecimila euro sono troppi»”
L’edizione odierna de “La Repubblica” si sofferma sull’Ars e sui deputati siciliani.
È l’ultima beffa per chi non arriva alla fine del mese. Per chi lavora tutto il giorno e riceve uno stipendio da 800 euro, per chi deve inseguire le rate del mutuo che galoppano, per chi arriva alla fine della giornata e cerca di far quadrare i conti di un’azienda destreggiandosi fra i rincari delle materie prime. L’aumento dell’indennità dei deputati deciso martedì dall’Assemblea regionale piomba come un fulmine a ciel sereno sulla Sicilia che deve sbarcare il lunario: i parlamentari si concedono infatti un aumento di 10.700 euro lordi a testa, poco meno dei 14.105 che secondo l’ultimo rapporto Istat sul Benessere equo e sostenibile sono il reddito medio dei siciliani.
E mentre gli stessi politici — dal presidente della Regione Renato Schifani al senatore Davide Faraone — si smarcano, fra i lavoratori siciliani monta la rabbia: «I deputati che si aumentano lo stipendio di 900 euro — dice ad esempio Francesco Foti, che lavora al Cantiere navale e guida la Fiom-Cgil — sono completamente scollegati dalla realtà. Noi operai siamo poveri nonostante lo stipendio: un metalmeccanico come me guadagna 1.400 euro al mese, ma poi devo garantire la scuola ai bambini, i libri, i trasporti. Si va avanti con la scopertura che concede la banca: e dire che questo mese è aumentato anche il mutuo, con una rata passata da 429 a 655 euro».
Ne sanno qualcosa alla Caritas. Don Sergio Ciresi, il vicedirettore di quella della Diocesi di Palermo, registra un aumento delle persone che chiedono aiuto per problemi pratici: «Tante famiglie — osserva — si rivolgono a noi per il pagamento delle utenze, per gli affitti e a volte per la spesa, che però passa dalle Caritas parrocchiali». Anche perché l’impoverimento è un fenomeno che riguarda soprattutto la classe media: «Io — racconta Maria Di Bella, che lavora in un supermercato di Catania — sono costretta a stabilire all’inizio del mese cosa potrò acquistare e cosa no. Guadagno poco più di mille euro: un paio di scarpe nuove per il bambino o una cena in pizzeria con mio marito, che ha uno stipendio più o meno uguale al mio, sono una spesa da programmare con un buon anticipo»