L’edizione odierna de “La Repubblica” si sofferma sull’arresto di Matteo Messina Denaro riportando alcune dichiarazione dei pazienti in cura a La Maddalena.
«Matteo Messina Denaro era seduto proprio davanti a me. Abbiamo fatto il tampone insieme. Poi è scattato il caos. C’erano carabinieri incappucciati ovunque. Le mie nipotine hanno avuto paura e si sono messe a piangere». Sono passate 48 ore dal blitz che ha portato alla cattura del boss e la signora Giovanna, in cura a La Maddalena, è ancora sotto shock. Nel dayafter dell’arresto, è tornata in clinica per sottoporsi a un intervento chirurgico: «Ho avuto più paura ieri durante la retata, che oggi in sala operatoria. Solo dopo che ho visto le foto pubblicate dai giornali, ho capito che ero stata a pochi metri da un latitante».
Ieri, dopo l’esposizione mediatica del giorno prima, la direzione dell’ospedale di proprietà della famiglia Filosto ha imposto il silenzio stampa a tutti i dipendenti. «Ci hanno convocati per ribadire che il divieto assoluto di parlare con i giornalisti e di pubblicare commenti e foto. Stanno controllando tutti i profili social e vogliono denunciare per danno all’immagine e diffamazione gli autori dei commenti che gettano ombre sulla clinica nella copertura della latitanza del boss», spiega un camice bianco a taccuini chiusi. I sanitari si sono chiusi a riccio. Si sentono sotto attacco dei media. Hanno solo voglia di tornare al loro lavoro.
«Quando decisi di fare il medico, mio padre, che era un grande chirurgo, mi disse che in questa terra dovevo aspettarmi che prima o poi avrei avuto a che fare con grandi criminali, anche inconsapevolmente», confessa un camice bianco che ha conosciuto, senza riconoscerlo, Messina Denaro. «Ma sfido chiunque, da una foto, a capire che fosse il latitante dell’identikit – si rammarica – Era un paziente come tanti, generoso come molti pazienti di provincia. Portava specialità trapanesi e bottiglie d’olio in segno di gratitudine, come fanno molti».