L’edizione odierna de “La Repubblica” si sofferma sull’amarcord in casa Messina per il ritorno di Zeman nel match in programma domani contro il Foggia.
Messina-Foggia non sarà una partita qualsiasi per Zdenek Zeman. E neanche per la città dello Stretto, pronta a riabbracciare il “boemo” mai stato dimenticato dai tifosi e dagli appassionati giallorossi. Neanche dopo 33 anni. Messina ha sempre occupato un posto speciale nel cuore di Zeman, che tra le bellezze di Ganzirri, Torre Faro e Rodia si è sempre sentito a casa. Già dall’estate del 1988, quando l’allora presidente Turi Massimino, che aveva appena salutato il “ Professore” Franco Scoglio, per ripartire scelse proprio Zeman. A cui affidò una squadra piena di incognite e scommesse.
E lui, «freddo all’apparenza, ma divertente come pochi lontano dai riflettori», come lo descrive Nino De Leo, ex fruttivendolo, oggi in pensione, che lo vedeva ogni mattina passeggiare sul lungomare di Paradiso, dove aveva la casa, ha subito portato a Messina le sue idee e i suoi principi. Presentandosi così: « In porta voglio Stefano Ciucci, o viene lui, o vado via». E l’ha spuntata. Al “Celeste” il Messina volava e divertiva, mentre in trasferta stentava. Ne uscì un campionato divertente: ottavo posto in classifica, miglior attacco del torneo con 46 gol fatti, ma peggior difesa con 42 reti subite. Una stagione che portò nelle casse di Massimino ben 6 miliardi di lire, frutto della cessione di Totò Schillaci, capocannoniere del campionato cadetto con 23 gol, alla Juventus. Domani pomeriggio Zeman sorriderà e riaprirà il suo cassetto dei ricordi quando calpesterà il prato del “ Franco Scoglio” e rivedrà sugli spalti bandiere e sciarpe giallorosse. Era il 24 ottobre del 2004 quando Zdenek, alla guida del Lecce, affrontò il Messina da avversario l’ultima volta.
Zeman sbancò il “San Filippo” con un pirotecnico 1-4 e per lui non mancarono gli applausi dei suoi ex tifosi. E c’è chi come il messinese Gaetano Beninato, ex “ golden boy” del Messina di Zeman, lo andrà a salutare prima della partita. E ricorda aneddoti e curiosità di “ Zemanlandia” in riva allo Stretto: «Avevo 17 anni e non dimenticherò mai il ritiro di Valdaora – racconta Gaetano – Ogni giorno aumentava le distanze, vedevamo lo “ stop sempre più lontano. Noi correvamo, lui ci seguiva in bici. E i suoi allenamenti, tra gradoni, possesso e corsa. Faceva correre persino i portieri. Andrò prima della partita all’hotel dove alloggerà il Foggia per portare al mister un pensierino, è stato un padre per me». E Gaetano ricorda ancora il suo esordio con Zeman: « Mi fece esordire in Coppa Italia contro il Campobasso, a Siracusa. Vincemmo 3- 1. E poi entrai nel secondo tempo del match casalingo contro il Milan, sempre in Coppa Italia. Una partita indimenticabile. Il “Celeste” era una bolgia. Il mister mi disse: “ Entra in campo e non fare giocare Rijkaard. Se vedo che hai paura, ti tolgo”. Alla fine non mi ha tolto e pareggiammo 1- 1. Per loro segnò Van Basten, per noi Pierleoni » . Prima della partita contro il Foggia, il presidente Pietro Sciotto consegnerà una targa a Zeman. E lui riavvolgerà il nastro, ripensando ai suoi amici di sempre, dall’avvocato Leardi, al compianto “ Turiddu” Fazzio, storico massaggiatore del Messina. Alle passeggiate sul lungomare, alle mangiate di pescespada e ai bagni di Rodia, dove di tanto in tanto Zeman torna a trovare qualche amico di vecchia data. E alla sua passione per la pesca: «Ricordo ancora – conclude Beninato – quando il mio ex compagno Losacco, dopo una partita giocata in Puglia, chiese al mister di fermarsi a casa. Lui era di Bari. E Zeman gli rispose: “No, torna a Messina. Non sai cosa fare? Vieni a pescare con me”. Era un grande pescatore, ma anche un grande nuotatore. Nonostante fumasse tantissimo » . Un allenatore d’altri tempi. Un uomo d’altri tempi. Che in un anno regalò una giostra di emozioni uniche e indescrivibili alla città dello Stretto. Il tecnico siede oggi sulla panchina del Foggia. Trentatré anni dopo la città e suoi ex calciatori lo ricordano ancora con affetto.