Repubblica: “Alle radici di Ranieri il signore delle due Isole: «Il destino che mi lega a Cagliari e Palermo»”
L’edizione odierna de “La Repubblica” si sofferma su Cagliari-Palermo e il destino che lega Claudio Ranieri9 a queste due piazze.
Estate 1988, aeroporto di Fiumicino: l’appuntamento è con Claudio Ranieri. Capita che un giornalista possa dare passaggio, per le località del precampionato, ad un prestigioso ex del Palermo. Fu così che avemmo il privilegio di veder sbocciare il fenomeno Ranieri che, a Lamezia Terme e a Pozzuoli, alle sue prime esperienze, aveva lasciato il segno non per i risultati ma per l’intransigenza nei rapporti con i dirigenti che volevano in campo i loro protetti. Destinazione Roccaporena. La frazione umbra scelta dal neo allenatore del Cagliari che trasformò quell’anno (un piede e mezzo all’inferno perché la società aveva rischiato il fallimento) nella più straordinaria delle imprese, un po’ come con il Leicester. Con la benedizione di Santa Rita da Cascia alla quale è devoto. Un pellegrinaggio d’amore e di speranze tramutatosi in un doppio salto dalla C alla A, prologo della favolosa avventura del manager romano la cui carriera da calciatore, tranne sei partite con la Roma, si è svolta in Calabria e in Sicilia: tre promozioni, due con Di Marzio in A con Catanzaro e Catania, l’altra a Palermo in B con Rosati.
Trentacinque anni dopo la storia presenta molti punti in comune e mentre Corini, ancora una volta, si gioca tutto, l’avversario può pensare agli spareggi ormai conquistati e a migliorarne la posizione. Ma, mai fidarsi di Sir Claudio: fame e lealtà sono nate con lui. Resta, comunque, un tuffo nel passato perché dici Ranieri e c’è un filo indissolubile che lo lega a Palermo e Catania. Capitano del Catania di Massimino e capitano del Palermo di Parisi e Matta, la sua ultima squadra, fine carriera accompagnato dalla scomparsa della società: fu l’ultimo a partire, augurandosi di tornare da allenatore. Ipotesi mai realizzata. Nel 2005, Zamparini tentò di portarlo in rosa. La risposta fu: “Grazie, no”, mitigata dalla sua naturale eleganza: «Forse, avevo un’altra proposta e volevo aspettare prima di legarmi a lui». Ranieri voleva costruire dalla base, avviare un ciclo vincente, progetto che con Zamparini sarebbe stato impossibile perché il presidente cambiava tecnici senza guardare in faccia nessuno.
Il suo Palermo «L’impatto straordinario, con Rosati al timone. Un vero uomo, il povero Tom, che poi sarebbe morto di tumore nel corso dell’estate. Portare i rosa in B fu un’impresa. L’anno dopo invece con Angelillo e Veneranda non si instaurò un buon rapporto e il fallimento mise fine a tutto. Mi dispiaceva andare via perché la Sicilia era entrata nel mio cuore. Avevo scelto la C proprio come palestra per allenare. Il Sud mi ha formato, ho imparato a soffrire, ad inventarmi la vita e a non arrendermi mai». Sabato l’appuntamento si rinnova. Con una certezza: «La Sicilia dovrebbe avere due squadre in A». Quelle della sua vita. Ma state sicuri che in caso di ennesima sfida ai playoff, il suo obiettivo sarebbe solo uno: trascinare il Cagliari alla grandezza antica. Perché, come dice Guardiola: «Il calcio dovrebbe essere grato di avere persone come Ranieri». Lo sa anche Corini che, nell’unica volta a tu per tu con Ranieri, perse a Genova contro la Sampdoria per 5-1. E nel Brescia c’era anche Mateju. Roba di tre campionati fa.