L’edizione odierna de “La Repubblica” riporta le dichiarazioni di Cesare Damiano, ex ministro del Lavoro:
«Questa pandemia ha messo in luce le fragilità e gli squilibri. Hanno pagato di più da un lato giovani e donne, dall’altro il Sud rispetto al Nord. Adesso servono investimenti differenziati: maggiori incentivi per chi assume appunto giovani e donne, maggiori investimenti verso le aree svantaggiate come la Sicilia e il Sud. A livello nazionale — avvisa — abbiamo superato i 4,3 miliardi di ore di cassa integrazione autorizzate nel 2020. È il quadruplo del picco del 2010, l’anno peggiore della crisi dei subprime. Questo deve fare riflettere. La mia opinione è nota e semplice: al 31 marzo bisogna prolungare sia la cassa integrazione Covid che il blocco dei licenziamenti, altrimenti c’è il rischio di un grave impatto sociale».
«In primo luogo le due misure vanno prorogate per un periodo medio-lungo, sino all’autunno o addirittura fino a fine anno. Nel frattempo bisogna intervenire sul versante della cassa integrazione con una riforma degli ammortizzatori sociali. Sul blocco dei licenziamenti, invece, si può accettare un criterio selettivo, a condizione che la selezione sia effettuata insieme da governo e parti sociali. Io non ho mai demonizzato il Reddito di cittadinanza. L’Italia era uno dei pochi Paesi d’Europa a non disporre di uno strumento simile. Che lo si voglia chiamare Reddito di cittadinanza o Reddito di emergenza, bisogna pensare una messa a punto, non certo una cancellazione».