“I primi calci Simone Lo Faso li ha dati a un pallone di spugna. Ed è stato proprio in quel momento che è scattata la scintilla. Un legame indissolubile fra Simone e il calcio che domenica scorsa lo ha portato a esordire in serie A, a diciotto anni, con la maglia della sua città contro il Milan. Già, perché quella del Palermo, per lui non è solo la casacca di una squadra di calcio, ma anche la rivendicazione di un senso di appartenenza. «Solo un palermitano – dice ogni volta che ne ha l’occasione Lo Faso – può capire veramente cosa significa vestire la maglia del Palermo. È un grande orgoglio: quando indossi la maglia rosanero e rappresenti la tua città». E della sua città, non solo da sua madre Lidia Gennusa, Simone Lo Faso è un figlio coccolato, lui che è nato e cresciuto in viale dei Picciotti fra via Messina Marine e Corso dei Mille. Le giornate trascorse sempre con il pallone fra i piedi, per strada con gli amici e in corridoio a casa. «Non era monello – racconta il padre Carmelo, oggi anche suo procuratore – ma non stava mai fermo. Quando finiva di giocare e tornava a casa riattaccava subito con il pallone: le porte delle stanze si trasformavano in quelle di un campo di calcio e se qualche volta gli toglievamo la palla lui prendeva nastro adesivo e giornali, li appallottolava e ricominciava a giocare. Il giorno della prima comunione di suo fratello Daniele il fotografo non è riuscito a fargli lasciare la palla nemmeno per un secondo. C’è una foto che ritrae o miei tre figli: Daniele, il più grande che ha 25 anni, Valeria, che compirà 17 anni mercoledì, con Simone che ha il pallone sotto i piedi»”. Questo quanto si legge su “La Repubblica”.