Secondo quanto riportato da Alan David Scifo su Repubblica Palermo, il 2025 doveva essere l’anno della svolta per l’Akragas, con il sogno delle torri faro e la tanto attesa ristrutturazione dello stadio Esseneto. Invece, è diventato l’anno dell’addio alla Serie D, con la società che ha comunicato ufficialmente alla Lega Nazionale Dilettanti la propria rinuncia improrogabile alla prosecuzione del campionato.
Le avvisaglie della crisi erano evidenti già alla fine del 2024, quando il patron Giuseppe Deni aveva espresso pubblicamente le proprie perplessità sulla gestione dello stadio e sulla difficoltà di trovare imprenditori interessati a sostenere la società. La situazione economica del club si è aggravata fino al punto di non ritorno, proprio nell’anno in cui Agrigento è Capitale Italiana della Cultura, un riconoscimento che, come sottolineato da Scifo su Repubblica Palermo, non ha avuto alcun impatto positivo sullo sport cittadino.
Dalla promessa di crescita al disimpegno di Deni
Le aspettative erano alte: Deni, all’inizio della stagione, aveva parlato di un progetto ambizioso, promettendo di alzare l’asticella. Ma le parole si sono trasformate in un boomerang, con i tifosi che oggi gli rimproverano il fallimento della squadra.
Il modo in cui l’Akragas è arrivato al collasso ha generato rabbia tra i tifosi, non solo per il destino ormai segnato, ma anche per le scelte societarie che hanno reso il declino ancora più evidente. Prima l’arrivo di Emanuele Canzonieri, poi quello dell’avvocato Giuseppe Arnone, hanno contribuito a un quadro di confusione gestionale. Canzonieri, inizialmente chiamato a dare stabilità al progetto, aveva annunciato l’arrivo di un nuovo allenatore e persino la suggestiva idea di ingaggiare Alexandre Pato. Tuttavia, il suo passo indietro ha lasciato il club in una situazione ancora più precaria. Arnone, personaggio noto ad Agrigento, ha assunto il ruolo di traghettatore con l’obiettivo di salvare la squadra dal baratro, ma senza le necessarie coperture economiche il fallimento è stato inevitabile.
Il paradosso delle torri faro e il declino dell’Akragas
Come evidenziato da Scifo su Repubblica Palermo, il fallimento della squadra arriva in un momento paradossale: proprio ora è stato sbloccato il finanziamento per la realizzazione delle torri faro allo stadio Esseneto, con i lavori che inizieranno dopo l’appalto. Un intervento atteso da 70 anni, che però arriva quando l’Akragas è ormai scomparso dal calcio professionistico.
Negli ultimi anni il club aveva vissuto momenti di grande visibilità nazionale, con tre stagioni in Serie C e la storica stagione sotto la presidenza Marcello Giavarini, quando la squadra sfiorò i playoff per la Serie B. Tuttavia, il declino si è ripetuto ciclicamente: la rifondazione del 2018 non è riuscita nemmeno a durare un decennio, con una stagione segnata da problemi finanziari, scioperi dei giocatori per stipendi non pagati e una squadra che ha collezionato 18 sconfitte su 27 partite, rimanendo inchiodata all’ultimo posto in classifica.
Agrigento senza calcio, quale futuro?
Il 2025, che doveva essere un anno di celebrazione per la città, è diventato uno dei più bui per lo sport agrigentino. Il fallimento dell’Akragas si accompagna al degrado del patrimonio culturale, con il Telamone che si sgretola e una comunità privata della sua squadra. Le numerose dimissioni arrivate nelle ultime settimane, a partire da quelle dell’amministratore delegato Graziano Strano, avevano già lasciato presagire il peggio, che si è poi concretizzato.
Sul futuro della squadra non c’è alcuna certezza. L’unico segnale positivo è la volontà della società di garantire la continuità delle attività del settore giovanile. Ma per il calcio agrigentino, il pallone si è sgonfiato, ancora una volta.