L’edizione odierna di “Repubblica” parla della situazione dell’aeroporto di Palermo durante l’emergenza Coronavirus. Dovevano sbarcare in venti dal terminal arrivi di Punta Raisi, ma della comitiva di turisti inglesi sulla settantina sono usciti fuori dalle porte scorrevoli solo in nove. « Gli altri sono rimasti a casa per paura del virus — dice Peter Higginson — io sono tranquillo, mi lavo solo le mani più spesso, niente mascherine, ma mio figlio è preoccupato per me» . Sono semivuoti gli aerei che atterrano a Palermo da giorni in uno scalo deserto. Tanto che ieri, intorno alle 11, i passeggeri che provenivano da Londra, Milano e Bucarest forse avrebbero riempito a stento un solo jet. «Controllano la febbre a tutti», dice una donna appena sbarcata con la madre e la figlia piccola: arrivano da Londra ma sono partite dalle Mauritius. Lo conferma una coppia di giovani tornati da Bucarest: «In Romania però ci hanno fatto riempire alcuni moduli in cui abbiamo scritto da dove venivamo, dove eravamo diretti e quanto ci saremmo fermati» . Non erano più di 60 i passeggeri del volo proveniente da Milano, giura Allegra Fidelio, tornata come molti universitari fuorisede: «A bordo c’era qualcuno con le mascherine e una signora che cercava di tenersi a distanza dagli altri». Misurano la febbre a chi arriva gli operatori con la pettorina azzurra mandati dal ministero della Sanità qui come negli altri scali siciliani. Come ha ribadito l’ufficio regionale di sanità marittima, aerea e di frontiera, dopo le polemiche sollevate dal governatore Musumeci su carenze nei controlli. Ma si diradano i passeggeri, per lo più turisti che non hanno disdetto, siciliani emigrati o viaggiatori di ritorno. Fuori, c’è solo una fila di taxi a motori spenti. « Riempiamo un van ogni 15 ore, un disastro » , dice il conducente di un taxi condiviso, sette euro per andare in città. Sono vuoti i binari del trenino di Trenitalia e i bus. «Ogni volta che un passeggero starnutisce alle mie spalle sono preoccupato — dice un conducente di Prestia e Comandè — Temo che ad aprile viaggeremo con corse semivuote, perché molti avranno disdetto i voli o non avranno prenotato nuovi viaggi». Non va meglio due piani più su, alle partenze. «Lavoriamo senza frenesia e con molti tempi morti, temo che per le aziende sia un brutto colpo », si rammarica uno dei baristi della zona degli imbarchi. È mezzogiorno, ma non deve avviare la macchina dei caffè. Non crede ai suoi occhi la cassiera dell’edicola: « Non abbiamo mai visto l’aeroporto così vuoto » . Preoccupati i vertici della Gesap Handling, 320 dipendenti stabili e una settantina di stagionali: «C’è un calo molto duro dei passeggeri e stiamo monitorando la situazione — dice il presidente, Fabio Giambrone — di sicuro abbiamo annullato gli straordinari e l’impiego degli stagionali adesso è impossibile».