L’edizione odierna de la “Repubblica” si sofferma sulla morte di Totò Schillaci, con i funerali in programma oggi alla Cattedrale di Palermo.
«Era il nostro Maradona» è il grido che ha riecheggiato per 36 ore tra la gente di Palermo, accorsa in massa per rendere omaggio a Totò Schillaci, il campione che fece sognare l’Italia durante le “Notti Magiche” di Italia ’90. Protetto dalla maglia numero 19 della Nazionale e da una sciarpa rosanero, il feretro di Schillaci ha visto un continuo pellegrinaggio di persone allo stadio Renzo Barbera, dove è stata allestita la camera ardente.
Il corteo funebre partirà dal Cep, quartiere in cui Schillaci è cresciuto, per poi passare dal campo Ribolla, dove iniziò a giocare da bambino, fino alla Cattedrale di Palermo, dove si terranno i funerali. Nonostante la forte partecipazione popolare e l’affetto tangibile, il Comune di Palermo non ha proclamato il lutto cittadino, una decisione che ha suscitato qualche polemica, mentre a Messina, città dove Schillaci è cresciuto calcisticamente, è stato deciso di intitolargli il vecchio stadio “Celeste”.
Mentre la città discute su come onorare la memoria del suo campione, alcune proposte sono già in fase di sviluppo. La scuola Giuliana Saladino al Cep vuole intitolare la palestra a Schillaci, simbolo di riscatto sociale. L’associazione San Giovanni Apostolo ha rilanciato il progetto di riqualificazione del campetto di via Calandrucci, luogo legato all’infanzia di Schillaci, con fondi già stanziati dalla Regione.
La Regione Siciliana ha annunciato che intitolerà a Schillaci la sala riunioni dell’assessorato al Turismo, Sport e Spettacolo, riconoscendo il valore della sua vita e carriera, simbolo di talento e tenacia. Anche il Palermo calcio ha reso omaggio al suo campione, annullando la conferenza stampa di Dionisi e giocando la prossima partita con il lutto al braccio.
Resta però aperto il dibattito su cosa intitolare a Schillaci da parte del Comune di Palermo. Il vicesindaco Domenico Cannella ha spiegato che cambiare la toponomastica richiede un processo lungo, ma esistono vie più rapide che verranno valutate. La città chiede a gran voce che qualcosa porti il nome di Schillaci, come la curva Nord dello stadio o una strada in suo onore. Alcuni propongono di intitolargli un settore dello stadio, mentre altri ricordano che nel 1990 via Schillaci a Sferracavallo era stata ribattezzata “via Totò Schillaci.”
Allo stadio, tra i tanti presenti, c’era l’ex presidente della Sampdoria, Massimo Ferrero, che ha abbracciato Mimmo Schillaci, padre del campione, e Francesco Di Mariano, nipote di Totò e giocatore del Palermo. Di Mariano ha ricordato con affetto l’ultimo incontro con lo zio: «L’ho visto il 31 agosto, era ancora molto positivo. Abbiamo parlato di calcio, e il giorno dopo ho segnato. È uno dei ricordi più belli che porterò con me».
Il testamento di Totò Schillaci è una città che, pur avendolo talvolta snobbato in vita, ora si unisce nel suo ricordo, con affetto e gratitudine per ciò che ha rappresentato. Il fratello Giovanni ha sottolineato la commozione generale: «Lo hanno salutato persone di ogni età e condizione, anche con l’ossigeno o in sedia a rotelle. Lo hanno capito e continuano a volergli bene».