Repubblica: “Addio a Vernazza, mito in rosanero. De Bellis: «L’ultima volta che è venuto in città siamo andati a fare un giro: difficile camminare, lo fermavano tutti»”

“Chissà cosa pensano oggi quelli che gli voltarono le spalle nel gennaio del 1959. Quelli che oggi come allora se ne vanno dallo stadio se il Palermo sta perdendo e mancano cinque minuti alla fine. Allora fu una mancanza di rispetto per Santiago Vernazza, diventato per tutti “Ghito”, che in poco più di cinque minuti realizzò un tripletta entrata nella storia rosanero e servì per battere il Como 3-1 fino a quel momento in vantaggio di un gol. L’argentino è morto ieri a Buenos Aires a 89 anni. A parte quella tripletta, in rosanero realizzò altri 48 gol fra il 1957 e il 1960 in 115 presenze. «I ricordi nel tempo tendono a perdere le sfumature – dice l’attore Pino Caruso, tifoso rosanero che ha visto Vernazza all’opera – Ero un ragazzo quando Vernazza indossava la maglia della nostra squadra. Le formazioni di quel periodo erano quasi delle poesie che si imparavano a memoria. Non c’erano rose lunghe e ci si affezionava più facilmente ai giocatori. Di Vernazza ricordo il fisico. Un grande atleta, né troppo gonfio, né mingherlino. Una muscolatura statuaria. Il giorno di quel famoso Palermo-Como, non mi ricordo il perché, non ero andato allo stadio. Poi verso la fine della partita decisi di andare e mentre salivo per i gradoni della Favorita incrociavo le persone che sfollavano. Tutti scuri e incavolati. Mancavano pochi minuti alla fine e alla solita domanda “Chi fa ‘u Paliemmu?” per poco non mi mandavano a quel paese. Poi, una volta dentro lo stadio, Vernazza segnò il primo, il secondo e pure il terzo gol. Una vittoria straordinaria. E mi ero pure risparmiato “l’abbili” che avevano fatto quelli che avevano visto l’inizio della partita». Nervoso e fatica soprattutto che non si era risparmiato, invece, Tonino De Bellis. Il terzino e compagno di Vernazza in rosanero era in campo quel giorno. «Eravamo sotto – dice De Bellis – e lui fece tre gol in sette minuti. Quello era un altro calcio rispetto ad oggi. Questa è una notizia che mi rattrista molto. L’ultima volta che è venuto a Palermo è stato ospite a casa mia. Abbiamo provato a fare una passeggiata in centro, ma non si poteva camminare. Lo fermavano in continuazione. Strette di mano, ricordi. Sembrava che fosse ancora un giocatore del Palermo. Era un uomo sinceramente eccezionale ». Oggi fra i versi dei cori degli ultrà ci sono strofe in cui si chiede di sfondare la rete. Vernazza una volta ci riuscì sul serio. Tirò talmente forte che strappò la rete dalla parte esterna del palo. L’arbitro assegnò il gol al Palermo, lui confessò di non avere fatto gol, ma il direttore di gara non cambiò la sua decisione. Episodi che in tempo di Var non sarebbero mai potuti accadere. Quello che si ripete, purtroppo per i tifosi, è il modo in cui certe storie finiscono. Vernazza, che abitava in via Vincenzo Di Marco, arrivò a Palermo a gennaio del 1957 con un ingaggio da 7 milioni di lire all’anno. Dopo la retrocessione in B del 1960 il club fu costretto a cederlo per esigenze di bilancio. Andò al Milan per 100 milioni di lire con la prospettiva di diventare la spalla di Altafini: in rossonero giocò una sola stagione, ma lo fece 29 volte segnando 14 gol. La sua ultima volta in città risale all’aprile del 2009: la società lo invitò per assistere alla partita contro il Torino e gli regalò una maglia celebrativa che lui sventolò in mezzo al campo salutando i tifosi. Lunedì contro il Cittadella i rosanero giocheranno con il lutto al braccio”. Questo quanto riportato dall’edizione odierna de “La Repubblica” in ricordo di Vernazza.