Repubblica: “Abù, dal barcone fino al Licata «Ho avuto paura, ora sono felice»”
L’edizione odierna de “La Repubblica” si sofferma sui momenti vissuti da Aboubakar Diaby, 20enne della Costa D’Avorio. Oggi Abù, come lo chiamano gli amici, a Licata è l’idolo dei tifosi, e su di lui si sono accesi da tempo i riflettori di diverse società professionistiche, sia in Italia che all’estero: «Sono nato in un piccolo villaggio a Daloa – racconta il giovane – ho iniziato a giocare a calcio da bambino, in campagna, ma papà preferiva vedermi sui libri. Sono il più grande di cinque fratelli, e dopo aver terminato la scuola ho detto a mio padre che avrei voluto fare il calciatore. Ma i soldi erano pochi e sapevo che la strada era solamente una, complici anche i conflitti politici che c’erano in Costa d’Avorio: cercare fortuna in Europa. E così ho preso un furgone assieme a tanti miei connazionali, attraversando Mali, Niger e Burkina Faso, fino alla Libia. Avevo paura, e dovevo cercare un modo per arrivare in Europa. Ho avuto la fortuna di conoscere un signore anziano, maliano, che mi ha permesso di lavorare con lui. Ho fatto il muratore. Lui mi pagava, mi faceva dormire a casa sua e mi dava da mangiare. In sei mesi ho raccolto la cifra necessaria per pagarmi da solo il viaggio in barcone, l’ho comunicato ai miei genitori, che da quel momento hanno iniziato a pregare per me ininterrottamente. Due giorni e mezzo in mare? In molti si sentivano male, c’erano tante mamme con i loro bambini. Poi siamo stati recuperati da un’imbarcazione della Sos Mediterranee che ci ha portato in Italia, precisamente al porto di Catania. E grazie a Dio siamo arrivati tutti sani e salvi».