Repubblica: “A Palermo mille dipendenti del Comune fermi, ma con stipendio pieno”
Mille comunali pagati per stare a casa. Nei giorni dell’emergenza coronavirus, con la macchina amministrativa che arranca per garantire i servizi essenziali, salta fuori che quasi il 20 per cento dei dipendenti di Palazzo delle Aquile è stato messo a riposo a stipendio pieno. L’edizione odierna di “La Repubblica” fa il punto della situazione. Uno spreco, almeno secondo il ragioniere generale Paolo Bohuslav Basile che con una nota infuocata ha ricordato che potrebbero esserci i profili per l’intervento della Corte dei conti per danno erariale. L’assessore al Personale, il vice- sindaco Fabio Giambrone, corre ai ripari e con una direttiva inviata al segretario generale Antonio Le Donne chiede di conoscere uno per uno i casi dei lavoratori esentati dal lavoro con l’intenzione di impiegarli il prima possibile nei settori più caldi, dalla protezione civile ai servizi sociali. A oggi, 3.557 dipendenti su un totale di 6.596, lavorano da casa, mentre 1.792 vanno fisicamente in ufficio, tra loro per esempio ci sono 1.039 vigili urbani. Un gruppo di dipendenti “in esubero”, perché gli uffici di appartenenza sono chiusi, è stato trasferito ad altre mansioni. Ma poi ci sono 1.019 lavoratori messi “in esenzione”: a casa, pagati regolarmente, ma senza lavorare. Tra i mille esentati ci sono 379 tre maestre e personale impiegato nei nidi e nelle materne, 291 giardinieri e addetti al verde, 97 dell’area cittadinanza, postazioni decentrate e anagrafe. E ancora tra gli altri 66 dipendenti dell’ufficio di gabinetto del sindaco, 74 del settore cultura, 26, in larga parte autisti, del settore ragioneria. La disposizione che mette in esenzioni quasi due dipendenti su dieci, è stata firmata dal segretario generale Le Donne. Il ragioniere Basile contesta la disposizione scrivendo che il capo della burocrazia « avrebbe dovuto valutare l’assegnazione del personale ad altre aree deficitarie». Dalla protezione civile ai servizi sociali, ci sono settori che in questi giorni si sono ritrovati con una immensa mole di lavoro e senza il personale sufficiente per poterlo svolgere. Secondo Basile, la disposizione è stata presa senza che prima venisse fatta una ricognizione e una riorganizzazione dei servizi. La possibilità di optare per l’esenzione è prevista dai decreti del governo ma solo se non ci sono alternative. Alternative, che nel caso dei mille comunali, secondo il ragioniere generale ci sarebbero state. Il governo, scrive Basile, non ha disposto la chiusura degli uffici. Anzi: ha chiesto che smart working e rotazione, oltre allo smaltimento di ferie e permessi, fossero la nuova regola. Con i mille pagati ma dispensati, si profilerebbe dunque un danno erariale, «un danno da disservizio» lo definisce il burocrate. Il caso è diventato politico. L’ex grillino Ugo Forello, capogruppo di Oso, ha presentato una interrogazione urgente al vice- sindaco Giambrone. « Trovo incredibile che mentre ci sono settori in sofferenza l’amministrazione tenga mille persona a casa senza fare niente — dice Forello — ho chiesto di sapere in base a quali criteri sono stati selezionati questi dipendenti e per quanto tempo ancora il Comune intenda lasciarsi a stipendio pieno e braccia conserte».