Durante la partita Reggiana-Salernitana, conclusasi con uno 0-0 sul campo e un’atmosfera festosa sugli spalti, si è verificato un episodio che ha sollevato polemiche. Il match, che si è svolto in un clima di grande solidarietà e rispetto reciproco tra le tifoserie, ha visto i supporter della Salernitana esporre uno striscione con la scritta “Emilia non mollare” in segno di vicinanza ai cittadini emiliani.
Tuttavia, all’ingresso dello stadio, un bambino di 11 anni, residente a Reggio Emilia ma tifoso della Salernitana, è stato costretto dagli steward a togliere la sua maglia della Salernitana con il nome di Daniele Verde. Il bambino, accompagnato dal padre, era seduto in un settore riservato ai tifosi della Reggiana, e non in quello dedicato agli ospiti. Gli steward, eseguendo le disposizioni del Gruppo Operativo Sicurezza (GOS), hanno chiesto al bambino di togliere la maglia della squadra avversaria, in quanto nei settori “neutri” dello stadio vigeva il divieto di indossare simboli o abbigliamento della squadra ospite.
Una volta all’interno dello stadio, il bambino ha potuto indossare nuovamente la maglia della Salernitana, senza che i tifosi reggiani mostrassero alcuna reazione negativa. Il padre del bimbo, in un’intervista, ha voluto sottolineare l’assurdità della situazione: “Non trasmetterò mai a mio figlio la paura e il sospetto: è bello tifare ovunque i propri colori. Tifosi di Reggiana e Salernitana hanno fatto shopping insieme al centro commerciale vicino e questo dimostra i cavilli del calcio moderno”.
L’episodio ha scatenato un dibattito sui regolamenti applicati durante gli eventi sportivi e sullo spirito dello sport, che dovrebbe promuovere inclusione e rispetto reciproco. Nonostante l’evento spiacevole, la partita è stata caratterizzata da un clima di sportività e amicizia tra le due tifoserie, dimostrando che il calcio può ancora unire anziché dividere.