Reggina, caos al Sant’Agata: pioggia di dimissioni e ritiro a rischio

Come si legge su “Strettoweb” la situazione della Reggina è sempre più drammatica: al centro sportivo Sant’Agata la squadra è letteralmente nel caos.

Nella dispensa della cucina sta finendo il cibo, i giardinieri non hanno la possibilità neanche di sostituire gli irrigatori rotti per i campi, allenarsi con oltre +40°C è impossibile. Saladini non si è mai visto, i nuovi fantomatici acquirenti meno che meno. Tutti sono allo sbando, nelle ultime ore si è dimesso anche Salvatore Conti, storico Segretario Generale del club, cervello della società ed elemento fondamentale negli ingranaggi utili al funzionamento della Reggina. Una perdita pesantissima per la società, molto più grave di uno o due (forse anche quattro o cinque) dei calciatori migliori.

Conti, grande professionista, andrà ad offrire le proprie prestazioni in una realtà molto vicina ma soprattutto oggi molto più solida e rispettosa delle professionalità rispetto a quanto non sia la Reggina, che nelle scorse settimane aveva già perso Pippo Sapienza e Filippo Mazzù e che non ha ancora formalizzato l’addio con Inzaghi soltanto perché il mister non sa più neanche con chi parlare per discutere la rescissione del suo staff. E i calciatori? Molti hanno già l’accordo con altri club ma non possono formalizzarlo perché nessuno è fesso da comprare un cartellino di un calciatore che tra poche settimane potrebbe essere svincolato. E quindi rimangono ostaggio della Reggina.

Al Sant’Agata è tutto sulle spalle di Massimo Taibi, che ovviamente non può continuare in queste condizioni. Il rischio, se non arrivano risposte concrete (che significa soldi), è clamoroso: sarà inevitabile fermare il ritiro, con il liberi tutti per i calciatori che finiranno letteralmente per strada. Perché al Sant’Agata l’autonomia è più o meno di un’altra settimana, poi non ci sarà più neanche cibo, nonostante lo stoico lavoro che per spirito di servizio tanti dipendenti operativi stanno realizzando ogni giorno nonostante siano senza contratto da due mesi o, nel caso migliore, con il contratto ma comunque senza stipendi da cinque mesi.