Reggiana, la lettera della vittima dopo rete di Portanova : “Se un gol riabilita da uno stupro non abbiamo speranza”

Dopo le parole del telecronista di Rai Radio 1, Nicola Zanarini, al gol di Portanova parlando di una rete che “mette a tacere le polemiche”, la studentessa che ha denunciato lo stupro di gruppo ha commentato l’accaduto con una lettera a La Nazione.

Di seguito le sue parole:

“Mi chiedo se il radiocronista Nicola Zanarini abbia una moglie o delle figlie. In tal caso mi chiedo: se fossero state loro al posto mio queste parole dovute ’alla gloria di fronte ad un gol’ gli sarebbero scappate ugualmente? E loro lo avrebbero ipoteticamente scusato nel sentirgliele pronunciare?. Non si tratta di sentirsi offesa, si tratta di realizzare ancora una volta quanto manchi il rispetto per le vittime di violenza sessuale e in questo caso il rispetto per tutte le donne. Si tratta di sentirsi amareggiata e arrabbiata, comprendendo che siamo ben lontani dal cambiamento. È altresì deprimente notare come il maschilismo patriarcale, di cui tutto ciò è intriso, affonda le radici in affermazioni come queste. Ed è in momenti così che mi chiedo se noi donne siamo ancora ben lontane dal far valere le nostre battaglie… ma noi siamo una ’famiglia’ unita, non fermiamoci mai di fronte a tutto questo! Si tratta di soffrire di fronte a certe affermazioni, comprendendo che probabilmente è vero, quello della violenza sulle donne è un fenomeno ancora preso molto, anzi moltissimo alla leggera, nel nostro Paese. Si tratta di fare un piccolo passo avanti e farne 5 indietro a causa di un risveglio domenicale in cui la prima cosa che vedo è una radiocronaca in cui vengo tirata in ballo pure se non c’entro nulla, in cui la mia battaglia viene sminuita di fronte ad un gol, in cui si parla di polemica e non di una condanna in primo grado a 6 anni. Ricordo con rito abbreviato. Prima di giungere alla nostra bocca, le parole vengono elaborate dal nostro cervello. Sappiamo ciò che diciamo, ciò che facciamo e il momento in cui lo stiamo facendo. So bene che non tutti si schierano sempre dalla parte della verità e della giustizia, ma sarebbe maturo e premuroso, data la delicatezza di determinati casi, che certi commenti privi di sensibilità vengano fatti in separata sede e non di fronte ad un pubblico di migliaia di spettatori. Se un gol riabilita da uno stupro e si festeggia non abbiamo speranza. Oltre al dolore che vivo giornalmente come vittima di una violenza di gruppo e a tutte le difficoltà ad esso annesse, voglio fare riferimento alle parole di una donna a me sconosciuta ma che ringrazio: mi chiedo se sia giusto e di buon esempio per la nostra società, per i giovanissimi e per le donne del nostro Paese, consentire un ruolo di tale visibilità, se è il caso di porlo come figura eroica ai giovani della sua squadra e pure alle giovani tifose. La presunzione d’innocenza non può non tenere conto di tutto questo. Soprattutto non può non tenere conto alla sofferenza della vittima e della famiglia. Non a caso si parla di cultura dello stupro. Ringrazio chi mi è vicino, ringrazio la (fortunatamente) maggior parte delle persone che ha reagito a tale episodio, ringrazio la mia famiglia che colma di dolore non si è trattenuta di fronte all’ennesima pugnalata e infine ringrazio tutte le donne. Loro sanno il perché”.