Rastelli: «Lotta salvezza? C’è ancora speranza per il Palermo…»

“La meringhetta al bar Tramer con la foto da mettere con quelle di Riva, Matri e Tardelli chiude il giro in centro con moglie e figlia. Massimo Rastelli, la quiete dopo la tempesta. Nonostante la distanza sempre notevole dal terzultimo posto, al Cagliari si marciava a vista. Ora il tecnico si gode la popolarità in città. Dopo il 4­1 al Genoa, con 26 punti, +16 dal terzultimo posto, decimi in classifica, settima vittoria in casa (storicamente nelle prime 10 gare solo la squadra dello scudetto di Riva aveva raggiunto lo stesso numero di successi), Rastelli è sereno. «Il lavoro paga. Nei passaggi difficili ho avuto il supporto del presidente Giulini e il confronto proficuo con il vice Filucchi e il direttore Capozucca. Tutto fondamentale per ripartire, anche le frizioni servono a crescere». Rastelli stava per fare le valigie dopo l’Empoli e se col Sassuolo non ci fosse stata rimonta e vittoria, sarebbe a casa. «Conosco i rischi del mestiere, ma non ho mai pensato all’esonero. Un allenatore spera che ci sia la giusta valutazione del lavoro, delle difficoltà, e degli infortuni». Dopo il k.o. di Empoli, l’aria è stata pessima. «Sì, 2­0 pesante: penalizzati da episodi, gara emblema della negatività portata in campo dopo una settimana molto faticosa. Con lo spogliatoio elettrico e tanto nervosismo anche da giocatori esperti». Qual è stato l’errore? «In alcune situazioni abbiamo peccato di egoismo, troppo io e poco noi. Una neopromossa non può permetterselo». Alla vigilia del Sassuolo, che aria tirava? «Ho fatto scelte importanti per ridare convinzione e saldare il gruppo. Doveva capirsi che avevo ben salde le redini». Storari, Ceppitelli, Borriello in panca. Mica male. «Scelte tecniche, turn over e scorie da infortunio. Chi ha giocato ha saputo onorare la maglia fino in fondo». Perché Storari è andato via? «Una valutazione tecnica concordata col club. Non potevo garantirgli il posto e non l’ha accettato. Ma il discorso è globale: ho chiesto di ringiovanire la rosa. Capozucca si muove già su obiettivi in prospettiva. I risultati hanno permesso un’analisi serena con unità d’intenti. Dal Milan è partito un Cagliari rinnovato nello spirito». Miangue, Faragò e Bisoli sono gli uomini giusti? «Sì. Serve un terzino sinistro e uno o due centrocampisti di gamba e qualità. E domani Ionita torna in campo: ci è mancato molto in questo periodo». Qual è il messaggio per i tifosi? «Il vero Cagliari lo vedremo d’ora in avanti. La squadra è partita ad handicap: ho adattato il 4­3­1­2 per le assenze di Ionita, Joao Pedro e Farias, in attesa di Dessena e Melchiorri». La Roma è avvisata. «Ci stiamo preparando bene. Torna Bruno Alves, mancano Capuano squalificato, Di Gennaro, Padoin, Melchiorri e Ionita infortunati. Per la Roma cambia poco: ha ritrovato solidità difensiva, non ha Salah, ma vince come solo le grandi sanno fare. E la Juve è lì». Le sorprese che attende? «Mi aspetto tanto da Joao Pedro, Barella e Murru. E mi auguro che Borriello continui a segnare. Ma sono tutti partecipi del progetto. Isla, per dire, è una risorsa immensa e Dessena migliora di gara in gara». Crotone, Pescara e Palermo sono spacciate? «No, ci sono ancora più di 50 punti in palio, non è chiusa». Rastelli, da debuttante: quale collega ha fatto meglio in A? «Gasperini e Montella: la loro impronta è chiara»”. Questo quanto si legge sull’edizione odierna de “La Gazzetta dello Sport”.