Intervistato dalle colonne de “Il Corriere della Sera” Claudio Ranieri ha parlato in merito a tanti temi.
Ecco le sue parole:
Claudio Ranieri qual era il suo sogno di bambino?
«L’ho realizzato: fare il calciatore»
E, magari, da grande l’allenatore? «A quello sinceramente non avevo pensato. Quando Gianni Di Marzio, che mi aveva avuto come difensore prima a Catanzaro e poi a Catania, mi ha suggerito la panchina della Vigor Lamezia, non ero troppo convinto. E invece…».
Invece si è appassionato. «Mi volevano allenatore- giocatore ma ho subito messo le cose in chiaro: se dovevo cominciare una nuova vita, era inutile aspettare…».
Facciamo un passo indietro. Suo papà aveva una macelleria nel cuore di Testaccio. «Sì, ero l’ultimo di quattro fratelli e a volte, come tutti, davo una mano in negozio. Ma meno degli altri. Passavo le giornate all’oratorio che, a quei tempi, sostituiva la scuola calcio. Messa, pane e marmellata e poi finalmente il pallone. Giocavo anche a basket e pallavolo, tutto tranne il tennis, che non mi piaceva. Poi sono entrato nella Dodicesimo giallorosso, una squadretta sovvenzionata dalla Roma. Ero bravino, facevo l’attaccante e a un provino il mago Herrera mi scelse per la Roma, la squadra del mio cuore».
Ma non è stato facile… «Per niente. Ho cominciato con la Primavera ma nelle partitelle del giovedì, contro due difensori come Bet e Santarini, non la vedevo mai. Così ho deciso di mettermi in difesa ed è stata la mia fortuna».
Le liti con Mourinho? «Mi diceva che ero vecchio e che non parlavo l’inglese. Per la verità, oltre all’inglese, parlo anche francese e spagnolo, le lingue dei Paesi in cui ho allenato. Ma quando sono andato all’Inter siamo diventati amici. Non so come sia successo, forse gli hanno raccontato come ero e come allenavo. Così quando mi hanno mandato via dal Leicester, lui che era al Manchester United, si è presentato in sala stampa indossando una maglietta con le mie iniziali: C.R.».
Quando ha lasciato Cagliari a fine maggio ha detto: sarà il mio ultimo club. Si è pentito? «Confesso che ho voglia di rimettermi in discussione anche se ho già detto di no a più di una proposta. Vediamo se arriva la chiamata di una Nazionale. Non quella italiana: ho la massima fiducia in Spalletti».