«A chi dire grazie? A me stesso, intanto. A mia moglie che mi ha sopportato così meticoloso e intransigente come sono. A Tedino e Stellone e ai loro collaboratori, al medico e alla sua equipe e a chi pensava che non avrei più giocato e che prendevo soldi senza fare niente. A volte la gente non capisce cosa si nasconde dietro a un infortunio. Passo le mie giornate al campo, 6 o 7 ore tra allenamenti, terapie, lavoro extra… sono il primo ad arrivare, l’ultimo ad andar via». Questo quanto dichiarato dal rosanero Slobodan Rajkovic ai microfoni de il “Giornale di Sicilia”.