L’edizione odierna de “La Gazzetta dello Sport” si sofferma sul risultato che ha fatto parecchio discutere, quello maturato tra i Giovanissimi in Sardegna.
Quaranta a zero. Davvero troppo. Anche se i vincitori non esultano e si scusano prima e dopo la partita, e gli sconfitti escono dal campo a testa alta, senza vergognarsi. Quaranta a zero è finita domenica mattina Fanum Orosei-La Caletta, ultima giornata del campionato provinciale Giovanissimi del comitato Figc di Nuoro, in Sardegna. Praticamente un gol ogni due minuti abbondanti: un’umiliazione per tanti che sui social hanno scritto e alimentato la polemica. Ieri il risultato mai visto è finito sulla prima pagina del quotidiano La Nuova Sardegna e in poco tempo ha attraversato il Tirreno, aprendo il dibattito. Giusto vincere una partita di ragazzini tra 12 e 15 anni con così tanti gol? Bisognava fermarsi in segno di rispetto per gli avversari? Non era il primo punteggio “anomalo” della stagione, ma questo è sembrato a molti davvero eccessivo, facendo arrabbiare anche la Federcalcio. «Nel calcio giovanile deve prevalere un altro spirito – spiega Gianni Cadoni, presidente regionale della Figc –. Noi dobbiamo verificare la regolarità della partita ma gli allenatori sono anche educatori, devono essere esempi importanti per i ragazzi. In casi come questo serve buon senso, deve esistere la cultura sportiva: ci si può fermare, non ci deve mai essere un’umiliazione del genere. Per fortuna ho sentito gli sconfitti e sono sereni ma queste situazioni non mi piacciono».
Niente esagerazioni Il Fanum Orosei doveva vincere segnando almeno 35 gol per superare per differenza reti i Lupi di Goceano di Bono, e non si è fermato. I due club primi in classifica avevano chiesto una deroga alla Figc per decidere il campionato con uno spareggio, visto l’altissimo rischio di goleade nelle ultime giornate del torneo, ma non è stato possibile cambiare le regole. E allora si è andati in campo. Tra l’altro proprio i Lupi di Goceano avevano battuto La Caletta 22-0 giusto una settimana prima. Stavolta la squadra ultima in classifica, sempre battuta quest’anno, si era presentata con soli 10 giocatori, molti dei quali più piccoli e “giusti” per giocare negli Esordienti, compresa una ragazzina. Insomma, la goleada era scritta e il Fanum sui social non si era nascosto: «Vincere con una vagonata di gol necessari per accaparrarsi il campionato provinciale», avevano scritto prima della partita. «Siamo stati costretti a segnare così tanto – spiega Francesco Soro, dirigente del club di Orosei –, volevamo lo spareggio ma non ci è stato concesso dalla Figc. Non potevamo dire ai ragazzi “non segnate, non vincete il campionato”: per noi sarebbe stato molto più umiliante. La squadra non ha mai esagerato, non ha esultato, non ha deriso gli avversari. Abbiamo parlato con loro prima del fischio d’inizio e ci hanno detto “fate la vostra partita, siamo in 10 ma giocheremo”».
Mai mollare Così è stato e infatti, al di là degli sfottò – purtroppo – girati sui social dopo la batosta, i ragazzi del La Caletta non si sono abbattuti. E sono prontissimi a ripresentarsi in campo l’anno prossimo. Spiega Nicolò Selis, responsabile del settore giovanile del club del paese di Salvatore Sirigu, oggi portiere del Genoa: «Ai ragazzi ho detto che nessuno deve pensare che sia stata un’umiliazione: non c’è da vergognarsi della sconfitta. Ho ricevuto tante chiamate da allenatori di tutta la Sardegna, ci hanno fatto i complimenti per la tenacia dimostrata in questi mesi. Per noi anche questa è stata una partita normale, non ci siamo scansati. Molti ragazzi durante l’anno sono andati via, forse anche per le troppe sconfitte che non piacevano a tanti genitori, e chi è arrivato fino a questo punto ha avuto il merito di portare a termine il campionato. I nostri avversari si sono scusati prima e dopo la partita, nessuno è andato a prendere il pallone in porta dopo i gol, abbiamo fatto il terzo tempo insieme. Sui social hanno scritto che era meglio far finta di infortunarsi e perdere la partita a tavolino, ma non è vero: l’importante era non mollare e i ragazzi ci sono riusciti».