“El final de una era”, la fine di un ciclo: così la stampa spagnola ha voluto commentare la sconfitta della propria Nazionale contro l’Italia, quella stessa Italia che aveva di fatto visto nascere gli anni d’oro della “Roja”. Confermatasi come potenza calcistica dopo la vittoria contro gli azzurri ai quarti di finale di Euro 2008, la Spagna si è in seguito aggiudicata il torneo e non si è più fermata: vittoria in Sudafrica ai Mondiali del 2010, vittoria agli Europei del 2012, sconfiggendo in finale ancora una volta l’Italia. Una Spagna che negli anni ha potuto contare su giocatori straordinari come Xavi, Iniesta e Torres e che è salita alla ribalta grazie al particolarissimo stile di gioco fatto di serie infinite di passaggi in rapida sequenza e successivi inserimenti negli spazi. Una Spagna, però, sfortunata nel cosiddetto “ricambio generazionale”: può ancora vantare calciatori di un certo calibro come Morata, ma la classe non è più la stessa di qualche anno fa; quanto allo stile, di certo non rappresenta più una novità. Ecco dunque che le “Furie Rosse” si sono lentamente spente: un misero terzo posto nel girone dei Mondiali del 2014 e, oggi, la chiusa definitiva. Ancora una volta, contro l’Italia.
Di contro, infatti, tutti i tifosi non hanno potuto fare a meno di ammirare un’Italia fredda, calcolatrice, organizzata e al momento giusto cinica e spietata. I dati del match parlano chiaro: De Gea miglior giocatore della Spagna oggi in campo. E quando questo titolo va al portiere, qualcosa vorrà pur dire: già al 7′ minuto l’estremo difensore è costretto a rifugiarsi in corner dopo l’incornata di Pellè, mentre tre minuti dopo viene salvato dal palo che ferma il tiro in rovesciata di Giaccherini, anche se l’azione era stata fermata: è l’inizio del predominio azzurro, che continua fino al 33′, quando Chiellini trafigge la difesa dopo il calcio di punizione battuto da Eder. Ed è sullo stesso binario che procede la partita, con la Spagna che via via si sveglia, diventando sempre più pericolosa, e l’Italia che riesce sempre e comunque a ripartire in contropiede e a sfiorare il raddoppio una, due, tre volte. Il pubblico si innervosisce, tutte le occasioni mancate dagli uomini di Conte non lasciano presagire nulla di buono. E invece, al 91′, due minuti dopo il miracolo di Buffon su Piqué, un altra ripartenza fulminante lancia Darmian che mette al centro per Pellè: gol praticamente uguale a quello segnato contro il Belgio e Spagna a casa.
“Que Italia bonita” dunque: un’Italia sempre vigile, grintosa come il suo ct, che soffre ma ancor di più fa soffrire gli altri, che fallisce tante occasioni per il gol ma le vieta quasi totalmente agli avversari. E, contro ogni pronostico, riesce a vincere e ad accedere ai quarti, dove troverà un altro match in cui certamente non parte da favorita: il prossimo ostacolo si chiama Germania, un titolo da campioni del mondo che brilla ancora, un organico che fa tremare le gambe, un gioco fisico ed aggressivo. Ma se la squadra di Low si è sin qui limitata a rispettare le attese, la nostra squadra ha fatto molto di più: ha fatto nascere un sogno, ha combattuto e vinto contro squadre sulla carta più forti, si è nuovamente proposta come una delle serie candidate al titolo. Qualunque sia il prossimo avversario che si pari davanti, adesso tutti i tifosi sanno che non sarà facile per nessuno giocare contro gli azzurri e che, vada come vada, la grande Italia sta finalmente tornando.