Quando la voce emoziona più di un goal. I telecronisti che hanno fatto la storia del calcio italiano
A pensarci bene, cosa rende un momento sportivo davvero indimenticabile? Oltre alla bellezza del gesto tecnico dei grandi campioni, si intende. Quello rimane imprescindibile.
Avete mai notato come, a distanza di anni, ci ricordiamo ancora perfettamente le parole delle telecronache che hanno accompagnato il nostro ultimo trionfo mondiale?
Vogliamo scommettere che tra qualche anno ci ricorderemo ancora tutti perfettamente di quel “Chiesa, la chiesa di nuovo al centro del villaggio” urlato a squarciagola dal buon Fabio Caressa in occasione degli ultimi Europei?
Si può forse sostenere come la narrazione sportiva sia quasi importate come il gesto atletico? Sì, si può. E se avete qualche dubbio, provate a pensare al Mondiale dell’82 senza che la voce del mitico Nando Martellini riecheggi nella vostra testa con quell’iconico e indimenticabile “campioni del mondo” ripetuto per tre volte.
Nel calcio, e in molti altri sport, sono spesso le voci e le parole dei grandi commentatori televisivi a rendere determinate imprese ancora più immortali.
Ecco quindi alcuni dei commentatori sportivi italiani destinati a rimanere nella storia dello sport in eterno.
Sandro Piccinini
Recentemente tornato alla ribalta come nuovo volto di Amazon per le partite di Champions League trasmesse in esclusiva sulla nota piattaforma, Sandro Piccinini è stato per circa un decennio la voce principe del calcio europeo “in chiaro” su Mediaset.
Ma non solo, nel corso delle ultime stagioni calcistiche, è stato diverse volte ospite di “Sky Calcio Club”, l’ormai iconico programma di approfondimento calcistico condotto da Fabio Caressa in seconda serata.
Il suo stile unico e inconfondibile poi, ha consegnato alla narrazione sportiva di questo Paese alcune espressioni ormai divenute immortali come la celebre “sciabolata morbida” e “prova il tiro, non va”. Chi non le ha pronunciate almeno una volta?
Nando Martellini
Proprio come sottolineato in apertura, è impossibile pensare al Mondiale del 1982 senza ricordare la splendida voce di Nando Martellini. In particolare modo poi, quel “siamo campioni del mondo” ripetuto per tre volte (per replicare il numero di Mondiali vinti) è entrato con tale prepotenza nella cultura calcistica italiana che ventiquattro anni dopo, in occasione della vittoria del Mondiale del 2006, Fabio Caressa e Beppe Bergomi si sentirono in dovere di omaggiare proprio quell’esultanza.
Il Mondiale dell’82 però, non è l’unico momento sportivo immortale commentato dal grande giornalista: sua fu anche la telecronaca di quell’Italia contro Germania 4-3 dei Mondiali messicani del 1970.
Fabio Caressa
Con una personalità straripante, a tratti ai limiti del caricaturale, Fabio Caressa è stato senza dubbio il telecronista più rappresentativo degli ultimi 20 anni di calcio italiano.
Nonostante fosse da diversi anni una delle voci principali di Sky, sarà proprio il trionfo azzurro al Mondiale del 2006 a far raggiungere al commentatore romano una popolarità senza precedenti, in particolare grazie a quelle introduzioni alla partita meravigliose che possono essere ancora trovate su YouTube con diverse migliaia di visualizzazioni.
Recentemente si sta anche buttando sulle nuove piattaforme e ha da poco inaugurato il suo primo canale ufficiale YouTube.
Pierluigi Pardo
Anche lui arrivato al grande pubblico grazie a Sky, è finito prima per emigrare su Mediaset Premium e poi per diventare, ancora oggi, la voce più illustre di tutta l’offerta DAZN.
Della famosa emittente streaming è anche recentemente diventato il coordinatore di tutta l’area calcio.
Negli anni ha anche condotto Tiki Taka, ormai storico programma calcistico su Mediaset, e ha più volte prestato la propria voce a diversi videogiochi di successo.
Bruno Pizzul
La sua inconfondibile voce ha accompagnato le avventure degli azzurri dal 1986 fino al 2002, per la bellezza di cinque Mondiali e ben quattro campionati europei.
Nonostante quello non fu un periodo particolarmente fortunato per la nazionale azzurra, la voce di Bruno Pizzul è senz’altro una di quelle rimaste più care al grande pubblico, capace di lasciarci con un’altra espressione destinata a rimanere per sempre nella narrazione di questo sport: quel “ed è goooool” lasciato sospeso come solo lui sapeva fare.