Il Guardian dall’alto della sua autorevolezza una volta fece una stima, intesa per difetto, degli operai migranti morti in Qatar durante al costruzione delle infrastrutture per il Mondiale: 6.500.
Oggi Hassan Al Thawadi, segretario generale del Supreme Committee for Delivery and Legacy, afferma che “la stima è di circa 400 morti. Tra i 400 e i 500, non ho il numero esatto”.
È una cosa di cui si sta ancora discutendo”, dice in una nuova intervista a Piers Morgan il boss degli organizzatori in Qatar: “Una morte è una morte di troppo. Chiaro e semplice. E penso che ogni anno gli standard di salute e sicurezza sui siti stiano migliorando, almeno sui nostri siti, i siti della Coppa del Mondo di cui siamo sicuramente responsabili. Rappresentanti del sindacato tedesco, rappresentanti dei sindacati svizzeri hanno elogiato il nostro lavoro”.
Max Tunon, capo dell’ufficio del Qatar dell’Organizzazione internazionale del lavoro (ILO), ha affermato che i dati sulla morte dei lavoratori del Qatar vengono spesso riportati senza le necessarie sfumature: “Penso che nel complesso la necessità di una riforma del lavoro imponga di per sé che i miglioramenti debbano avvenire. I miglioramenti che abbiamo avuto non sono dovuti alla Coppa del Mondo. Questi sono miglioramenti che sapevamo di dover fare a causa dei nostri valori, miglioramenti che devono avvenire, sia in termini di standard di salute e sicurezza, sia in termini di miglioramento degli standard di alloggio, sia in termini di smantellamento del sistema Kafala… la Coppa del Mondo è servita da veicolo, da acceleratore, da catalizzatore”.