L’edizione odierna de “La Sicilia” riporta le dichiarazioni di Nino Pulvirenti, patron del Catania, in merito alla trattativa per la cessione del Catania a Follieri. Pulvirenti risponde partendo da una«premessa fondamentale: stiamo liquidando i beni di Finaria (altra società che fa capo a lui, ndr.) proprio perché questa deve rientrare del debito – un’operazione fatta nel passato, infragruppo e assolutamente lecita – che ha nei confronti di Meridi, circa 12 milioni di euro. Questa cifra andrà a far parte della massa dei crediti di cui disporrà il commissario (figura che arriverà se il Tribunale fallimentare accoglierà l’istanza di ammissione all’amministrazione controllata, ndr.) e servirà a soddisfare i creditori di Meridi». Passando alla vendita del Catania, Pulvirenti spiega perché «la trattativa con Follieri non è andata avanti. Già quattro anni fa noi abbiamo posto un requisito importante per chiunque voglia comprare il Catania: credenziali bancarie che consentano di sostenere l’impegno. Perché non c’è da garantire soltanto il costo della società, cioè “io mi accollo i debiti e ti do 6 milioni”. Non è così. E io ho l’obbligo di tutelare il Catania, perché se tu ti compri la società e dopo sei mesi fallisci, il fallimento è in capo a me. Quindi tu mi devi dimostrare di avere disponibilità finanziarie e di poter sostenere l’intera operazione. Queste garanzie da Follieri non sono mai arrivate. Lui ha chiesto di incontrarmi, io ho detto sì ma solo dopo la presentazione delle credenziali bancarie. Cioè quello che noi chiediamo è che una banca italiana attesti che la società di Follieri è nelle condizioni di poter sostenere un’operazione fino a X milioni di euro. Poi ci sediamo e trattiamo il Catania. Prima no».