Prossimo avversario, Tuttosport: “Toro, il vero problema. Senatori in crisi”

Granata in crisi. E non soltanto di risultati ma anche di gioco. E la tendenza al ribasso dura orma da più di due mesi, basta scorrere la classifica per rendersene conto. Ma cosa è cambiato rispetto a un avvio di stagione che aveva autorizzato ambizioni anche sfrenate a un’attualità che induce alla depressione? Il Torino era reduce da una stagione, la scorsa, conclusa in maniera brillante addirittura a un soffio dalla “ri-qualificazione” all’Europa League. Successivamente, in estate, è arrivato un mercato definito da tutti brillante proiettato nel futuro senza però dimenticare il presente. Si diceva, a settembre, che il Torino fosse più competitivo del precedente e che alcune lacune erano stato colmate. Il successo sulla Fiorentina, alla seconda di campionato, è stato il momento granata più esaltante di questo campionato e quella partita ha dato modo ai tifosi di sognare traguardi particolarmente prestigiosi. Poi, però, qualcosa è iniziato ad andare storto. Uomini fondamentali come per esempio Nikola Maksimovic e Danilo Avelar si sono infortunati gravemente e si sono rivisti soltanto a gennaio. Altri giocatori importanti hanno sofferto di acciacchi di varia intensità e i contrattempi sono iniziati a diventare di difficile gestione. Infine la sfortuna che al contrario della buona sorte ci vede benissimo ha dato il proprio considerevole contributo. Il nodo Ma per spiegare il vertiginoso calo delle prestazioni della squadra non bastano certo gli alibi di cui sopra, comunque reali e da tenere nella massima considerazione nel contesto di qualsiasi analisi in salsa granata. Perché forse, il vero problema per certi versi imprevisto e pure imprevedibile, è il progressivo deterioramento fisico della vecchia guardia. Gente come Emiliano Moretti, Giuseppe Vives, Alessandro Gazzi, Kamil Glik, Cesare Bovo e Cristian Molinaro non sono riusciti a ripetere in maniera costante le maiuscole prestazioni degli anni precedenti. Peraltro sono tutti o quasi elementi chiave del gioco venturiano. L’età avanza per chiunTORO: IL VERO PROBLEMA Gli elementi chiave del gioco venturiano stanno attraversando un periodo difficile La speranza è che tornino presto su alti livelli altrimenti si dovranno fare altre scelte Chi, fino a poco tempo fa, aveva sostenuto il collettivo sembra pagare i limiti dell’età e dell’usura. E il tecnico sta valutando anche altre opzioni que e l’età in campo agonistico non è un dettaglio da poco. Poi c’è l’usura, dovuta appunto all’età ma pure al continuo impiego per necessità. Già, perché per esempio Glik, Moretti, Vives e fino a qualche settimana fa Molinaro, hanno dovuto giocare pressoché sempre per mancanza di alternative dovuta agli infortuni. E non sono mancati i turni infrasettimanali con il conseguente obbligo di onorare settimane con tre partite in otto giorni. Tutto sommato i senatori sotto il profilo della salute (cioè degli infortuni) hanno retto bene, solo Vives ha conosciuto noie muscolari che ha superato giocando, ma agonisticamente non potevano non pagare dazio. E con loro tutto il Torino. In qualsiasi squadra quando i senatori-leader calano, fatalmente calano anche gli altri componenti del collettivo. I giovani, in primis, che sono coloro a pagare di più stress e contrattempi. D’altronde i pretoriani di Giampiero Ventura sono stati coloro che hanno sostenuto il Torino anche in Europa League, l’anno scorso, che hanno permesso a giocatori meno esperti di raggiungere vertici di rendimento notevoli, che in passato per primi hanno tirato fuori la squadra da qualsiasi tipo di difficoltà. Forse è normale che ora conoscano un periodo di flessione, l’importante è che poi ci sia una ripresa. E che le loro alternative crescano in fretta perché il futuro non aspetta nessuno e perché anche i pretoriani non sono eterni. La soluzione Ma chi ha dietro di sè una lunga esperienza sa, meglio di chiunque altro, come affrontare le difficoltà. E’ un lavoro singolo, fatto sulla testa ancor prima che sul corpo, che va a incidere in particolare sulla personalità e sull’orgoglio. Mica sono solo parole queste, soprattutto per chi ha calcato i campi italiani ed europei per parecchio tempo, ottenendo pure risultati importanti. Migliorarsi anche a 33- 35 anni si può se lo spirito è rimasto quello di sempre, se le motivazioni non vengono a mancare. Un esempio, Moretti. Uno che a perdere non ci sta mai, neanche in allenamento e che non ha mai smesso di lavorare anche per aumentare le proprie conoscenze, come ama ripetere Ventura. Adesso è tra coloro che prova a scuotere un gruppo depresso ma con all’interno potenzialità ancora inespresse. E come lui anche gli altri senatori. Saranno proprio loro ad avviare la riscossa, come, d’altronde, è successo in passato? Non fosse così, si dovrà forzatamente cambiare..