In una lunga intervista rilasciata ai microfoni de “Il Corriere dello Sport” Josip Posavec si racconta fuori e dentro il campo. Il portiere rosanero si è espresso anche sulla sua famiglia e sulla sua infanzia. Di seguito le sue parole: «Papà si chiama Ivica, mamma Mirjana, mio fratello Matija, sposato da poco con un “ingegnere”, e la nipotina Mirta. Papà prima lavorava in una fabbrica di armature ma ebbe un incedente stradale con lesione alla colonna vertebrale. Era giovane, finì sulla sedia a rotelle, fu costretto alla pensione. Ora, a 50 anni, continua a guidare malgrado la paralisi e bisogna prendere esempio da lui, che ha accettato senza paura ogni conseguenza fisica. Infatti, dice sempre che nella tragedia è stato fortunato perché ha potuto accompagnarmi, in macchina, agli allenamenti e dedicarmi più tempo, aiutandomi nella crescita sportiva e umana. Mamma è impiegata nello stabilimento della Coca Cola a Zagabria ma la sua professione è sarta. Matija lavora in una compagnia che si occupa di impianti elettrici, ha 25 anni, giocava nella stessa squadretta mia e di papà, ma gli piaceva solo divertirsi, la testa viaggiava altrove. Ho vissuto a Zajezda, una minuscola cittadina a venti minuti da Varazdin, dove sono nato perché sede dell’ospedale. Un villaggio con una decina di abitazioni nello spazio di due o tre chilometri separate dal verde. Passavo il tempo coi videogiochi e facevo lunghe passeggiate in bici. Con gli amici, costruivamo le case sui rami, facevamo bricolage con gli alberi. Si andava la mattina, si tornava la sera, soldi da spendere ne avevamo pochi. E questo modo di vivere mi ha reso così come sono, semplice ed entusiasta. E mi ha insegnato a dare valore anche alla cosa più piccola. Sono nato alla fine della guerra d’indipendenza e, per fortuna, non ho ricordi. Vivere tutti insieme per costruire qualcosa di grande? Non mi faccio questo tipo di domande sono solo un calciatore. Credo nella pace, prendo a calci un pallone, evito i gol. I soldi sono importanti solo per mangiare. Ho imparato a farne a meno. Mi piace apparire come una bella persona dentro non per come vesto».