Quella di oggi è stata una giornata a dir poco movimentata per il Palermo. Clive Richardson, infatti, si è fatto da parte, come spiegato una nota della Sport Capital Group, e Rino Foschi è stato licenziato dal ruolo di direttore sportivo. Attraverso un’intervista rilasciata ai microfoni di “Mediagol.it”, Antonio Ponte, noto finanziere svizzero proprietario del fondo d’investimento Raifin, si è espresso così in merito a quello che è accaduto in casa rosanero negli ultimi mesi: «In merito a quanto sostenuto dal comunicato del team di legali che curano gli interessi di Maurizio Zamparini mi premeva fare alcune precisazioni. È bene chiarire che io non ho nessun legame con l’attuale proprietà britannica del club rosa, anzi le cose stanno esattamente in modo contrario. Io fui introdotto per conto del fondo d’investimento Pairstech Capital nella persona di Enrico Danieletto che paventava la possibilità di investire nell’acquisizione di quote del Palermo Calcio e aveva individuato nel sottoscritto una figura di riferimento che avesse l’esperienza e la competenza nell’ambito per gestire sotto il profilo finanziario e calcistico questa operazione. Danieletto mi presentò Emanuele Facile e Maurizio Belli di Financial Innovations e li incontrai, tra giugno e luglio dell’anno scorso, alla presenza di Maurizio Zamparini e Corrado Coen. Il ruolo di Coen nell’operazione Palermo? Non posso dire molto su di lui. L’ho incontrato e conosciuto nel corso di quella prima riunione in cui è stato illustrato il progetto. Non credo vi sia un suo coinvolgimento diretto in termini di investimenti o compartecipazione attiva della proprietà, piuttosto ritengo sia stato fondamentalmente l’architetto che ha indicato e suggerito, sotto forma di consulenza, le dinamiche di questa operazione che personalmente non ho condiviso da subito. Non posso sapere se si tratta esattamente di un passaggio di proprietà o di un piano di ristrutturazione aziendale non andato a buon fine. Mi limito ad osservare che legalmente il passaggio di proprietà è davvero avvenuto e probabilmente la consapevolezza di poter contare su una rete di investitori legati agli acquirenti inglesi non ha trovato riscontro nella realtà, creando il caos e le difficoltà attuali“.»