Ponte: «Non convinto dal progetto di Financial Innovations. Zamparini rifutò la mia offerta perché…»
Quella di oggi è stata una giornata a dir poco movimentata per il Palermo. Clive Richardson, infatti, si è fatto da parte, come spiegato una nota della Sport Capital Group, e Rino Foschi è stato licenziato dal ruolo di direttore sportivo. Attraverso un’intervista rilasciata ai microfoni di “Mediagol.it”, Antonio Ponte, noto finanziere svizzero proprietario del fondo d’investimento Raifin, ha parlato delle ragioni che lo hanno spinto a rinunciare all’acquisto della società rosanero: «Io mi sono immediatamente defilato e tirato fuori perché non convinto della bontà del progetto che mi era stato illustrato da Financial Innovations. Non condividevo il modus operandi da loro pianificato per imbastire l’operazione. Ragion per cui ho avuto modo di conoscere Zamparini e trattare personalmente col patron di allora con cui nacque subito un rapporto di assoluta e reciproca stima, tanto che lui aveva pubblicamente esternato l’intenzione di nominarmi presidente. Il nostro accordo inizialmente prevedeva che lui che sarebbe rimasto proprietario fino a giugno 2019 in modo che io avessi il tempo di trovare un gruppo di investitori seri in grado di entrare in compartecipazione o rilevare il club. Successivamente l’incombere dei suoi problemi giudiziari lo hanno probabilmente indotto a stingere i tempi per la cessione, per cui mi comunicò che avrei dovuto trovare degli investitori in tempo brevissimo poiché avrebbe voluto cedere rapidamente le quote della società. Quando Zamparini mi ha comunicato la sua fretta di cedere il club mi sono fatto portavoce di una proposta concreta: il mio gruppo, composto da tre soggetti svizzeri di comprovato spessore e livello nell’ambito dell’alta finanza,mise sul piatto venticinque milioni di euro a condizione che Zamparini partecipasse con l’immissione di ulteriori quindici milioni per ripianare totalmente l’esposizione debitoria del club emettere i conti a posto. Tra il credito vantato dal Palermo nei confronti di Alyssa derivante dalla vendita di Mepal, detentrice dei diritti del marchio del club, ed il saldo restante inerente ad altri debiti, il passivo si aggirava attorno ai quaranta milioni. Zamparini rifiutò l’offerta in quanto riteneva di aver già fatto tanto in termini di dispendio di risorse economiche per il Palermo e cercava qualcuno a cui cedere le quote societarie ad un prezzo simbolico, purché si accollasse l’intero ammontare del debito. Di conseguenza si è fatto convincere da Facile e Belli, partiti con il ruolo di advisor in questa operazione, a fidarsi del progetto della nuova proprietà inglese nella convinzione che in virtù delle loro paventate relazioni internazionali potessero facilmente accogliere numerosi investitori pronti ad immettere liquidità».