Pomara (docente Medicina Legale): “La Sicilia ha un piano b per la fase 2. Ecco le incoerenze del decreto”

“ha un potenziale piano B sul suo tavolo che contiene una stratificazione del rischio ben più rigida e ponderata. E, soprattutto, senza le conclusioni, con alcuni passaggi a vuoto e incoerenze scientifiche  a cui arriva il decreto di Palazzo Chigi. Un atto tecnico sul quale il presidente, se lo ritiene, può fondare le scelte politiche, comprese quelle di discontinuità rispetto alla linea del governo nazionale. Anche perché, visto che nell’ultimo dpcm i confini delle regioni restano “murati”, avrebbe un senso, anche in base alle diverse situazioni epidemiologiche, che ognuna abbia più margine su scelte specifiche. Insomma, il governatore  semmai volesse aprire la contesa con Roma  avrebbe un set di argomentazioni scientifiche per motivare eventuali scelte diverse per la Sicilia. Chiaramente, con le parziali riaperture, da qui al 4 maggio abbiamo un banco di prova importante per capire se il ripopolamento delle città avrà un effetto negativo sul trend dei contagi. E a quel punto ogni discussione sarebbe superflua… Mantenere le regole d’ingresso delle ordinanze, come l’obbligo di quarantena e di registrazione degli ingressi. Possono essere utilizzate mascherine, anche auto-prodotte, in materiali multistrato idonei a fornire una adeguata barriera e, al contempo, che garantiscano comfort e respirabilità, forma e aderenza adeguate. Piuttosto che caratteristiche simili a un depliant di moda, mi sarei aspettato che, parlando dello strumento fondamentale per la vita dei cittadini italiani nei prossimi mesi, ci fosse qualche elemento scientifico in più. Che significa “materiali idonei”? Chi certifica che lo sono? Da noi la Regione, grazie all’Università di Catania, autorizzata da ministero e Iss, s’è dotata di uno strumento tecnico per certificare i dispositivi. In Sicilia non basterebbe, per intenderci, che “garantiscano comfort”. Oggi il rischio, all’aperto, è diminuito. Ma questo, per analogia è il punto di partenza per contestare al governo nazionale alcune contraddizioni evidenti. La prima: Se si concede l’accesso ai parchi e ai giardini pubblici e si consente l’attività motoria e sportiva all’esterno, tutto con le necessarie precauzioni, perché si vieta l’ingresso nei cimiteri? I cimiteri sono luoghi a bassissimo rischio per definizione e si prestano molto facilmente a una pianificazione di accessi che supera ogni problema. come la mettiamo col divieto alle messe, per il quale anche i vescovi siciliani borbottano? Anche questa, per Pomara, è «una contraddizione». Perché se si autorizza l’ingresso nei luoghi di culto, non capisco perché si vietino le celebrazioni religiose, i cui rischi possono essere quasi azzerati da alcune misure come lo svolgimento all’aperto. L’ostia? Si può dare in modo “spirituale”, come nelle messe in tv. ì a taglio per gli uomini e piega per le donne, in un contesto “Covid free” certificato dalle Asp, ma ancora no a mani, seppur coperte da guanti, e lamette in faccia ai clienti. Ci arriveremo a tappe. Non è detto che aprire bar e ristoranti solo per l’asporto produca meno rischi di assembramenti rispetto a locali, magari all’aperto, che in pochi tavoli, continuamente sanificati, offra lo stesso servizio». La stessa perplessità che alimenta il divieto di andare nelle seconde case di vacanza: Cambia il tetto, ma sotto vivono le stesse persone con le medesime abitudini. Il rischio è identico. Per me anche gli spettacoli classici al Teatro greco di Siracusa si potrebbero svolgere, con alcune regole. Come dare i posti ai componenti della famiglia Pomara, che già convive ogni giorno, a distanza di un metro, a sua volta distanziata di 3-4 metri dagli altri spettatori. Poi, magari, bisogna essere bravi a evitare tragedie che prevedano il coro. E se, alla fine, muore la vittima, l’attore in scena sarà lungimirante a piangergli a debita distanza…”. Queste le parole del docente ordinario di Medicina legale all’Università di Catania, Cristoforo Pomara, rilasciate ai microfoni di “La Sicilia” in merito all’emergenza Coronavirus e al decreto del 4 maggio.