L’edizione odierna de “La Gazzetta dello Sport” si sofferma sul processo per le plusvalenze tra serie A e serie B.
Ci siamo. Oggi a Roma, dove ci saranno i giudici ma non gli incolpati e i loro avvocati collegati in videoconferenza, comincerà il processo sportivo sulle presunte plusvalenze fittizie. A rischiare sono 11 società, fra le quali 5 di serie A (Juve, Napoli, Samp, Empoli e Genoa). E 62 dirigenti, con i presidenti di tutti i club coinvolti. Dal punto di vista degli effetti sulla classifica, a rischiare sono soltanto Parma e Pisa, in serie B. Nel loro atto di deferimento viene infatti citato il famoso comma 2 dell’articolo 31 del Codice di giustizia sportiva, quello che prevede la possibilità di punti di penalizzazione o addirittura di retrocessione o di esclusione dal campionato. Secondo l’accusa, l’aver gonfiato il valore delle plusvalenze è stato determinante per Parma e Pisa per l’iscrizione ai campionati. Circostanze che non si sono verificate per gli altri club sotto inchiesta, che infatti rischiano multe e inibizioni.
Cosa c’è in ballo Ma attenzione. In ballo c’è molto di più, qualcosa che non andrà letto solo con la lente delle sanzioni. Perché si tratta dell’ennesimo tentativo della procura federale di sfondare il muro dell’impossibilità di fissare oggettivamente il valore di un calciatore. Forte stavolta dei primi riscontri (ma nelle carte che hanno portato ai deferimenti ci sono solo i decreti di perquisizione tramessi dai magistrati e non il materiale istruttorio più pesante come le intercettazioni) dell’indagine «Prisma» di Torino. Ma anche della relazione della Covisoc e della «verifica ispettiva» della Consob. Se in sede di Tribunale federale (naturalmente poi bisognerà aspettare il processo di appello, entro la fine dei campionati, e l’eventuale decisione del Collegio di garanzia dello sport) la Procura riuscisse ad avere ragione, la dinamica del ricorso alla plusvalenza facile come panacea di tutti i conti, entrerebbe in crisi.
70 volte Ma si arriverà a tanto? Finora la strada per la giustizia sportiva e quella penale è stata sbarrata. Nello stesso processo che portò alla condanna del Chievo nel 2018 con tre punti di penalizzazione, i giudici di primo e secondo grado decisero in base all’«imprudenza di una condotta gestionale non corretta» e non alla scelta di punire la distanza fra valore iscritto a bilancio e valore reale del calciatore trattandosi di una negoziazione riservata alle parti. Proprio la strada che ha percorso la procura federale con un modello statistico che attraverso cinque «voci» (età, ruolo, storia sportiva, storia dei trasferimenti, contratto di lavoro) ha stabilito il cosiddetto valore «rettificato» vicinissimo alle stime del sito specializzato Transfertmarkt. Un valore distantissimo (in qualche caso 70, 40 o 20 volte inferiore) a quello iscritto a bilancio. Ma reggerà l’impalcatura all’esame del Tribunale federale? È la domanda del giorno, anzi di questi giorni visto che il processo dovrebbe chiudersi venerdì 15 aprile (sentenze dopo Pasqua?).
Maxi multe Il processo si aprirà con la requisitoria della procura federale. Nel caso di Pisa e Parma la richiesta dovrebbe essere quella di una penalizzazione importante (che deve essere afflittiva, cioè provocare un danno di classifica alle società colpite, eventualmente anche nella prossima stagione). Per gli altri, è probabile che si sollecitino maxi multe e piuttosto lunghe inibizioni. In ogni caso, la partita giudiziaria sulle plusvalenze non si chiuderà qui. C’è in corso, infatti, l’inchiesta penale di Torino ma anche quella avviata dai pm di Milano. Che potrebbe avere altri riflessi sportivi.