L’edizione odierna de “La Gazzetta dello Sport” si sofferma sul caso delle plusvalenze sospette.
Eccole, ancora loro: le plusvalenze dubbie, considerate diffusamente il cavallo di Troia dei traballanti bilanci del calcio. Ieri, la parola è tornata in scena con la notizia di alcune «segnalazioni» della Covisoc, l’organismo che monitora lo stato economico e finanziario dei club professionistici, al presidente federale Gabriele Gravina e alla procura federale. Nelle carte ci sono alcune operazioni di mercato che riguardano soprattutto la Juventus, ma anche il Napoli.
La procura della Federcalcio ha aperto un fascicolo, l’istruttoria è ancora però all’inizio. Difficile ipotizzare le prossime puntate della storia. Per Gravina, «non c’è nessuna novità, è una cosa di 7-8 mesi fa».
Le segnalazioni inviate una settimana fa dalla Covisoc a Gravina e alla procura federale diretta da Giuseppe Chinè, riguardano altre domande del genere intorno ad alcuni affari: sul fronte Juve i 71 milioni messi a bilancio per l’acquisto di Arthur dal Barcellona (nell’affare che aveva portato Pjanic in Catalogna), i 18 per quello di Rovella (lasciato al Genoa in prestito), su quello del Napoli i valori dei quattro giocatori che hanno consentito di abbattere i 71 milioni di euro pagati per ingaggiare Osimhen. L’arco temporale di riferimento è quello degli ultimi 2-3 anni. Chiariamo ancora una volta che si tratta per adesso di «segnalazioni», eventuali valutazioni fittizie sono tutte da dimostrare. E nella storia, sia penale sia sportiva, questo è stato sempre molto difficile. Anche in tempi in cui il ricorso alle plusvalenze era diffusissimo, anche per l’allentamento delle norme sul fair play finanziario. C’è un unico caso in cui si arrivò a una sanzione importante: i tre punti di penalizzazione al Chievo (ma la procura federale ne aveva chiesti allora 15) per le operazioni di mercato con il Cesena (nel frattempo fallito), ma in quel caso la giustizia sportiva potè utilizzare il lavoro investigativo di quella penale con tanto di intercettazioni telefoniche.
Il lavoro della Covisoc è stato alimentato anche da una «verifica ispettiva» sulla Juve da parte della Consob, la commissione che tutela gli investitori monitorando le società quotate in Borsa. Proprio l’indebitamento del club bianconero è stato all’origine dell’intervento, l’elemento plusvalenze riguarda più il filone sportivo e quindi ecco l’attività della Covisoc. Che ha acquisito i bilanci e chiesto alcuni elementi informativi alla stessa Juve. Ora si vedrà quale potrà essere il percorso dell’inchiesta sportiva che rischia di arenarsi sullo stesso punto di sempre: l’impossibilità di valutare con oggettività e in maniera condivisa il valore di un calciatore.
Ma che cosa potrebbero rischiare le società coinvolte? La domanda potrebbe portare all’articolo 31 del Codice di giustizia sportiva della Figc che definisce «illecito amministrativo i comportamenti comunque diretti a eludere la normativa federale in materia gestionale ed economica nonché la mancata esecuzione delle decisioni degli organi federali competenti in materia». Con il richiamo anche alle norme Uefa, quelle che riguardano i requisiti per l’iscrizione e il rispetto delle regole sull’equilibrio finanziario (attenuate però in tempi di Covid): «Salva l’applicazione delle più gravi sanzioni previste dalle norme in materia di licenze UEFA o da altre norme speciali, nonché delle più gravi sanzioni che possono essere irrogate per gli altri fatti previsti dal presente articolo, la società che commette i fatti di cui al presente comma è punibile con la sanzione dell’ammenda con diffida».