Pietro: «Io, tradito dalla…caponata». Finita su Sky l’avventura a Masterchef di Adragna, dirigente del Cus e grande tifoso del Palermo

L’edizione odierna de “Il Giornale di Sicilia” si sofferma sull’eliminazione di Pietro, concorrente palermitano, da Masterchef Italia.

Fra cucina e calcio: l’aspirante Masterchef d’Italia, Pietro Adragna, è caduto con la… caponata! È finita in maniera più «agro» che «dolce» l’avventura del palermitano nella masterclass culinaria più ambita d’Italia. Infatti dopo aver portato la tradizione, la cultura e il calore della Sicilia, il classe 1978 dirigente del Cus Palermo – squadre che milita nel campionato di Eccellenza – ha dovuto lasciare la cucina di Masterchef con un piatto che un siciliano ha nelle vene: la caponata. «Uscire con una caponata per un siciliano – ironizza Adragna – è davvero miserevole. Andrò a Monte Pellegrino dalla Santuzza a chiedere il perdono».

Perdono perché, dopo aver corretto i giudici su quale sia la giusta denominazione dell’arancina e dopo aver rivisitato le sarde a beccafico, il dirigente sportivo è caduto per colpa di una pianta aromatica dal nome «zucchero azteco» che ha deciso di utilizzare per la caponata, rendendola però molto aspra. «Non so quante persone hanno avuto la possibilità di assaggiare questo vegetale – racconta il dirigente – ma è difficilissimo. Penso ancora che può essere adatto alla caponata, ma ho calcolato male i tempi. La cucina siciliana? Ho sempre cercato di trovare qualcosa che fosse adatto alle mie corde. Buona parte però era il desiderio di trasmettere i valori della nostra cuci[1]na e terra, mi auguro di esserci riuscito».

Amore per la cucina, ma anche per lo sport. E infatti tutto è iniziato proprio da questa sua grande passione per il calcio che per esigenze l’hanno portato fra i fornelli, prima quelli di casa e poi quelli di Masterchef. «La passione per la cucina nasce proprio dal mio essere sportivo – afferma Pietro – perché ho iniziato proprio quando facevo sport. Volevo continuare a mangiare bene, preparando qualcosa che soddisfacesse la mia golosità ma attraverso dei piatti “fit”. Immaginavo, studiavo e provavo delle ricette ad hoc, che però non perdessero gusto. La cosa si è evoluta diventando una vera e propria passione. Le due cose, calcio e cucina, sono strettamente connesse. Si legano e sono una la conseguenza dell’altra».

Insomma, un vero amante della propria terra ma anche della squadra della propria città: così tanto da paragonare gli chef Cannavacciuolo, Barbieri e Locatelli – giudici del programma – ai tre ex calciatori rosanero Roberto Biffi, Fabrizio Miccoli e Lamberto Zauli. «Sono legatissimo alla squadra della mia città, il Palermo – continua il libero professionista – dal lato materno porto anche il cognome Barbera. Spero che quest’anno si piazzi al secondo o al terzo posto in classifica, abbiamo un allenatore capace, una squadra completa ed io ho fiducia».