Pickel suona la carica: «Ci aspettano 8 finali. Voglio riportare la Cremonese dove l’ho trovata»

 

Rientrato dagli impegni con la Repubblica Democratica del Congo, con cui ha segnato un gol contro la Mauritania nelle qualificazioni mondiali, Charles Pickel ha parlato in conferenza stampa dal Centro Sportivo “Giovanni Arvedi”, mostrando tutta la sua carica in vista del rush finale di stagione con la Cremonese.

Il centrocampista grigiorosso ha sottolineato l’importanza del momento: «Stiamo bene, arriviamo carichi e motivati. Ogni partita da qui alla fine sarà una finale, a cominciare dalla prossima contro il Cittadella, un avversario sempre ostico. Loro arriveranno agguerriti, ma anche noi lo saremo. Servirà tutto l’aiuto possibile, anche quello del nostro pubblico.»

Pickel ha poi parlato con orgoglio del suo impegno con la Nazionale congolese: «Indossare quella maglia è un’emozione enorme, soprattutto per ciò che rappresenta umanamente. Dare un po’ di gioia alla nostra gente è qualcosa di speciale. Siamo primi nel girone, inseguire il sogno mondiale è un grande stimolo.»

Dal punto di vista tattico, Pickel ha spiegato di non avvertire particolari differenze tra i due contesti: «Gioco da mezzala sia con la Cremonese che in Nazionale, altre volte mi adatto da interno. Ma non è il ruolo che conta, è quello che dai in campo. Io do sempre tutto me stesso, anche se so di non essere il migliore al mondo.»

Guardando al campionato, il centrocampista ha ribadito la mentalità con cui affrontare le ultime otto gare: «Sono tutte finali. Contro il Cittadella sarà una partita chiave, dobbiamo affrontarla con la stessa intensità di una sfida playoff.»

Sulla sua esperienza in Serie A con la Cremo, Pickel ha ammesso che nonostante la retrocessione, quella stagione ha avuto un grande valore formativo: «È stato un onore giocare in A. Dopo la retrocessione sarei potuto andare via, ma non sarebbe stato giusto. Questa città mi ha dato tanto, voglio riportare la Cremo dove l’ho trovata.»

Infine, un pensiero per il compagno Franco Vazquez: «Giocare con lui è incredibile, fa cose uniche. Ma ognuno deve essere se stesso. Io non posso essere Vazquez, e lui non può essere me. Ed è giusto così.»